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Manoscritto dal titolo 'Inconvenienti e osservazioni sulla mobilitazione della Regia Guardia di Finanza'


Pel Capitano ADAMOLI Umberto


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Quantunque nuove, le operazioni di mobilitazione per la R. Guardia di Finanza non ebbero a presentare gravi inconvenienti e gravi difficoltà. Anzi se si tiene conto che i Centri, allo scoppiare delle Ostilità furono colti in via di formazione, del risultato non se ne può non essere soddisfatti. Sino ai centri di mobilitazione, non arrivando ancora il puzzo della polvere, pareva che l'elevato spirito del dovere, il buon senso, le belle tradizioni dei militari della Guardia indistintamente, continuassero immacolate. Ed in tempo brevissimo, con un'attività ed uno spirito d'iniziativa davvero encomiabile, la maggior parte dei battaglioni poterono sfilare, tra la generale meraviglia, per le vie d'Italia diretti al fronte.
E' vero che in qualche reparto vi erano delle deficienze, ma ciò, per l'affrettata preparazione, era comune anche alle altre armi. Quel che però non si può disconoscere, costituendo un grande pregio, è la prontezza con la quale ognuno seppe apprendere ed immedesimarsi di tutti gli speciali e nuovi servizi, di tutte le nuove attribuzioni.
Dove le cose incominciarono a tentennare fu appunto al fronte, quando, al primo rombo di cannone, si ebbe la sensazione e la certezza che lo scherzo era finito, e che si era nel tempo in cui bisognava render conto, dar prova delle tante feste, delle tante parole, di tanti fieri propositi espressi, in tutti i toni, ovunque ed in tutte le occasioni. Ciò beninteso, parlando di battaglioni, poiché la truppa, ch'era scaglionata lungo la fanteria, ebbe subito a dar prova, e ne furono piene le cronache, che nel suo petto non era spento l'antico slancio garibaldino, l'antico valore, il forte spirito di Corpo, il fortissimo amor di patria.
Non s'intende neppure parlare di tutti i battaglioni, poiché ve ne furono di quelli che seppero subito compiere lodevolmente il proprio dovere, ma di una parte di essi, la maggiore e più propriamente di una data categoria di persone. Non è che queste difettassero di coltura militare o di attitudini come volevano far credere, no, poiché ovunque, quando si scherzava, lungo le fresche e dolci sponde dell'Adriatico e del Tirreno, durante le manovre con i quadri, avevano destato meraviglia, e riscosse lodi; ma i nuovi atteggiamenti derivavano dall'errato giudizio della propria missione, manifestato, però, soltanto ora; dalla scarsa conoscenza e coscienza dei doveri particolari e generali; da un soverchio spirito di conservazione, fonte prima di tutte le difficoltà e contrarietà, di tutti i disinganni.
Tranne nobilissime eccezioni, pochi di questi Signori ricordarono i loro doveri ed il giuramento, con troppa enfasi e con troppa pompa ripetuto a Roma, nel giorno solenne delle consegna dell'insegna dei combattenti: della Bandiera. Là dissero che, dinanzi ai pericoli della patria, avrebbero saputo morire; qui ripetettero che non ne conoscevano il mestiere.
Dal mancato dovere, dal difetto di un tale ordine di persone, in realtà, poterono prendere vita e svilupparsi tutti gli altri inconvenienti e difetti, dinanzi ai quali per un momento parve che dovessero cadere le belle tradizioni, oscurarsi la bella fama.
L'alto Comando, certamente, ne dovette essere sorpreso e disgustato; anch'esso, però, nei riguardi di tale importante missione, ebbe le sue deficienze e le sue debolezze. Nella umana considerazione che non in tutti poteva splendere l'entusiastica fiamma e la virtù da saper fare affrontare e superare tutte le difficoltà, l'organizzazione e i provvedimenti sarebbero dovuti esser tali da saper far compiere da tutti, sino al sacrificio, il proprio dovere. Quindi, se le nostre cose non andavano come ne era il desiderio e la speranza bisogna in gran parte attribuire in alto la colpa.
Tra queste le assegnazioni a casaccio. Nei battaglioni di frontiera, ad esempio, quelli che, nel concetto prima, avrebbero dovuto veramente fare la guerra, furono mandati ufficiali di tarda età, di condizioni fisiche più che pietosissime; per i battaglioni essi costituivano un peso, un impedimento allo sviluppo di tutte le ricche energie, all'effettuazione dell'impareggiabile spirito aggressivo, delle eccellenti virtù militari della magnifica truppa. Da una parte, dall'altra forniva, a chi sentiva un'irresistibile attrattiva delle retrovie, un buon pretesto per illuminare le Autorità militari sulle speciali condizioni della guardia di finanza, aggiungendo per proprio conto, calpestando ogni sentimento di decoro, di dignità, d'amor proprio, di spirito di Corpo, cose non vere, basse menzogne. Cura prima, quindi, sarebbe dovuto essere una giudiziosa ripartizione delle cariche, una scrupolosa scelta degli ufficiali ricorrendo ove fosse stato necessario ad idonee ad accurate promozioni, in modo di avere Comandanti di battaglioni coscienziosi, compresi del grande momento, degni della magnifica truppa, comandanti di compagnia ottimi coadiutori, subalterni giovani, svelti, volenterosi, audaci, intrepidi. Accordare poi, a tutti quelli che esponevano, pel grande ideale, la loro vita, particolari facilitazioni, un giusto ed adeguato premio.
Anche i tiepidi, probabilmente, in tal modo avrebbero fatto di più, e si sarebbe se non eliminato, almeno attenuato, ridotto il fatto di vedere nostri canuti e cadenti subalterni, a fianco di giovanissimi capitani e maggiori di altre armi.
Dinanzi ad un ideale, di fronte ai pericoli della patria ogni altra considerazione potrebbe sembrare , anzi è colpevole. Pure spesso anche i buoni, anche i volenterosi rimanevano titubanti e turbati dinanzi allo strano trattamento ed alle ingiustizie.
I battaglioni, poi, nei quali, tranne poche eccezioni, l'opera dei Comandanti era fiacca e negativa, erano troppo trascurati, troppo abbandonati a sé stessi. Talvolta accantonati in qualche angolo, pareva che nessuno li rammentasse. Parve anche strano il contegno delle autorità militari. Le tradizioni, la storia, la dislocazione, la preparazione, la legge, pareva che concedesse alla Guardia indiscusso diritto di rimanere schierata alla frontiera con tutte le altre truppe, a sostegno dei diritti, a difesa della nazione. Tranne poche eccezioni, ovunque, sul principio, si era accolti con freddezza, con diffidenza, quasi con ostilità. A qualche generale, ad esempio, riusciva persino nuovo e strano la partecipazione alla guerra della Guardia di Finanza e nessuno, o pochi, se ne occupavano, facilitando così, i dissidi e il disordine. Il sapersi non curati, mal tollerati, sembrava che sdegnasse anche i più conciliativi, i più buoni, i più volenterosi, i più infiammati del santo sentimento del dovere, dando buona esca e una parvenza di ragione agli altri nella rovinosa opera disgregatrice. Se si fossero subito incontrate simpatie, invece, fiducia e pugni di ferro ben da altre vicende sarebbero stati guidati i battaglioni della Guardia.
Ma tutto questo non sarebbe ancora accaduto se la Guardia di finanza in un periodo così importante, non fosse stata, per primo, abbandonata, da chi ne era a capo. Doveri di coscienza e d'onore avrebbero dovuto imporre ad un Comandante di tentare di raccogliere gli sparsi battaglioni alla propria dipendenza, ovvero vigilare attivamente su di essi, per esercitarvi in qualche modo, la sua esperienza, la sua influenza, la sua autorità, il suo amore. Ma anche quando ciò, per qualche motivo, non fosse stato possibile non sarebbe stato errato, in sostituzione, di porre presso il Comando Supremo un idoneo, coscienzioso, autorevole moderno ufficiale superiore, per illuminare sulle nostre vere condizioni e sul nostro spirito, per sostenere le nostre ragioni, per acquistare aderenze, per svegliare simpatie, e per esercitare su tutti i reparti mobilitati un continuo controllo allo scopo di prevenire gli inconvenienti, di eliminare le difficoltà, di colpire i deboli, gli inetti, i reprobi, di premiare i buoni.
Altro grave errore, in confronto alla forza disponibile, la mobilitazione di troppi battaglioni. La Guardia di finanza, con la sua scelta truppa, avrebbe dovuto partecipare alla guerra solo nella sua qualità combattente. Sarebbe stato, quindi, indovinata la formazione di una brigata, ovvero di gruppi di battaglioni. Sarebbero mancati comandanti propri, non importa. La gloria delle gesta eroiche, pur non togliendo merito ai comandanti, avrebbe ugualmente sfavillato di vivissima luce sul valore della speciale truppa.
Gli inconvenienti e le osservazioni potrebbero essere così riassunte.


Ordinamento ed equipaggiamento

Bene equipaggiati i battaglioni di frontiera ed in condizione di poter operare in qualsiasi località; abbastanza bene gli altri.
La destinazione isolata di essi, però, anche per quelli animati dalla migliore volontà, non riusciva di fare apprezzare la partecipazione e la propria opera. Da ciò appunto poteva derivare di vedersi attribuiti insuccessi non propri e tolto il merito e la gloria di imprese belle e ardimentose.
Il numero ridotto delle compagnie, quindi la scarsa forza complessiva, poneva ancora i battaglioni della Guardia in condizioni sfavorevoli e pericolose quando erano destinati a sostituire in trincea i battaglioni Alpini, di forza quasi doppia.


Uomini

1 - La truppa: ottima. All'audacia propria dei volontari, univa tutte le doti, le virtù della scelta gioventù d'Italia. Giovane, bene allenata, desiderosa di imprese pericolose, sensibilissima ed entusiasta, spirito di Corpo impareggiabile, sentimento dell'onore elevatissimo. Con uno straordinario spirito di iniziativa sapeva affrontare e superare agevolmente situazioni difficili. Da tutti ci era invidiata, ed invero era, per ogni riguardo, superiore a tutte le altre truppe.
2 - I subalterni generalmente troppo anziani, infiacchiti, deperiti dal lungo servizio, malcontenti, demoralizzati dal trovarsi a contatto di giovanissimi capitani e maggiori di altre armi. In via ordinaria, però, fecero il loro dovere e molti si resero meritori in modo particolare.
3 - I capitani. Tranne poche eccezioni: visser senza infamia e senza lode. Qualcuno fece molto bene, qualche altro molto male.
4 - I comandanti di battaglione. Molto vi sarebbe da ridire: qualcuno emerse per una instancabile attività: per un elevato e nobile sentimento del dovere, per coraggio; qualche altro rifulse con animo di finanziere, di puro eroismo, ma furono troppo pochi! Virtù contrarie sostennero gli altri.


Trattamento

Scarso, poco interessamento sia da parte del Comando Generale, sia da parte delle Autorità militari. I comandanti erano arbitri della sorte di battaglioni. Ne avveniva che a secondo delle proprie tendenze, delle proprie aspirazioni e passioni, dei propri sentimenti il reparto poteva essere inviato in trincea, in azioni lungo la linea del fuoco, o poteva essere disarmato e mandato a fare da centurioni nelle retrovie; poteva imporsi e rifulgere di vivida luce, come poteva vivere nell'umiliante e miserevole oscurità.
Nessun conto, poi, da parte di tutti, o quasi, dei pregi, delle azioni meritorie, talché spesso, fulgidi atti di valore, rimanevano senza premio ed ignorati.


Conclusione

La Guardia di finanza, per opera di alcuni reparti e delle sue truppe, ebbe, in complesso, a salvare il suo prestigio, e ad acquistare in guerra, nuove benemerenze. Ma se essa fosse stata ben compresa, ben sostenuta, ben condotta, avrebbe segnata la più bella pagina di storia militare. Era ripeto magnifica, la truppa, meravigliosa, traboccante di spirito di Corpo, d'entusiasmo, d'ardimento, e con essa si poteva tutto osare e sperare.
Coloro che affermano il contrario possono essere quegli stessi conigli-pipistrelli, che, per conquistare prodemente le retrovie, non si peritavano, pur sapendo di compiere un tradimento, di ricorrere a vili menzogne.
Ma non credo. Superato il pericolo non si rintracceranno più i colpevoli, ma tutti vanteranno gesta strabilianti, tutti torneranno militari ed eroi.

Capitano Umberto Adamoli



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