Umberto Adamoli
FAMIGLIE STRINA-ADAMOLI. DA COMO AD AQUILA


Pagina 10
1-5- 10-15- 20-25- 30-35

[Indice]

     La piccola brigata, spesso aumentata con i giovani della vicina Paganica, sede del comune, passavano molte ore sulle rive del Vera; più spesso spingevano le gite verso i colli, verso i monti, coperti di boschi, colmi di canti, tenendo molto in orgasmo la sospettosa polizia, che sapeva in ognuno di essi un attivo congiurato. In verità appartenevano a quella setta irrequieta, di cui il Vicentini, il più acceso, era capo.
     In quelle riunioni, apparentemente innocenti, vi si discutevano proposte, vi si esaminavano progetti, tendenti a creare, con una estesa rivoluzione in ogni parte d'Italia, l'ordine nuovo.
     Vi erano anche ore, in cui ognuno si raccoglieva nei propri pensieri. L'Adamoli, anche se circondato da così buone amicizie, non poteva non considerare melanconicamente la sua condizione; la lontananza dalla sua terra, calpestata dal barbaro piede austriaco; la lontananza dalla famiglia, della quale, per ragioni appunto politiche, non poteva avere notizie.

     Pensava anche a quell'evento, circoscritto entro la sua esistenza, nel quale doveva sciogliere i voti segreti del proprio animo, per condurre la vita al principale suo scopo. Appariva nella sua mente, in tali fantasticherie, sempre più chiara la figura di quella bionda, già cara al suo cuore. Volentieri l'avrebbe condotta dinanzi all'altare, se altre fossero state le sue condizioni, tanto più che anche lei manifestava per lui una aperta viva simpatia.
     Più fortunato appariva l'Ascanio, già fidanzato alla Febronia, anch'essa bella nella sua semplice disinvolta grazia, nel suo fresco gioviale carattere.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto