Se mi salvo la vita è un caso .
Diario di Guerra di Antonio Adamoli (1916-1918)

a cura di Federico Adamoli


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     Il 27 settembre 1916 (4) una pattuglia della 244a Compagnia del "Val d'Intelvi" (5° Alpini) comandata da un sottotenente era stata destinata ad attaccare frontalmente un posto occupato dal nemico. Due altre pattuglie comandate da un sottotenente e da un aspirante avevano invece il compito di ostacolare la ritirata del presidio attaccato, che invece riuscì a ripiegare, perché la pattuglia dell'aspirante non raggiunse il posto. L'aspirante, affermando di essere indisposto, aveva lasciato il comando ad un sergente (caporalmaggiore di cucina) che aveva ai suoi ordini due caporali. I soldati dicendosi stanchi si rifiutarono di proseguire, e la marcia fu ripresa solo dopo che fu avvertito il capitano comandante la compagnia; dopo circa trenta minuti la pattuglia fu investita da una scarica di fucileria ed i componenti si sbandarono, dileguandosi. Insieme all'aspirante rimasero solo un caporale ed altri due soldati che proseguirono. I soldati che si erano nascosti si presentarono solo alcune ore dopo la conclusione dell'azione.
      Insieme ai cinque alpini risultarono essersi dileguati anche alcuni graduati che si giustificarono adducendo che a causa del rumore delle cascate e della nebbia non avevano udito l'ordine dell'aspirante, ma che comunque, dopo un paio d'ore, avevano radunato i soldati che all'avvicinarsi della pattuglia austriaca avevano aperto il fuoco.

(4) L'episodio riferito è tratto da Plotone di esecuzione: i processi della prima guerra mondiale, a cura di Enzo Forcella e Alberto Monticone, Laterza, Roma, 1998.