Marisa Adamoli
Dal paesaggio incantato delle Grigne, al Gran Sasso d’Italia:
un viaggio ricco di storia, ideali politici, passioni, sogni, legami e tradizioni


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     La seconda parte dell’anello è decisamente più impegnativa della prima: oltre a richiedere non poco tempo (circa un paio d’ore per tornare all’Alpe di Giumello), necessita di notevole attenzione, ma noi esperti escursionisti superiamo senza problemi il sentiero impervio e roccioso. Proseguendo notiamo all’orizzonte due piramidi di roccia leggermente reclinate, sono la Grigna settentrionale e quella meridionale o meglio la Grignetta, le magiche dolomiti dei milanesi. Sono le montagne di Lecco, i giganti che si specchiano nelle acque profonde del ramo lecchese.
      Della dentellata montagna si ricordò il Manzoni nel primo capitolo dei Promessi Sposi (quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno…) e qualche anno più tardi, perfino Carducci, il quale, a suo agio più con i versi che con i punti cardinali, pretese che il sole tramontasse dietro i denti calcarei della popolare cima lombarda: ”…il sole ridea calando dietro il Resegone…” si legge infatti nella Canzone di Legnano.
      Molti secoli prima le due Grigne avevano attirato l’attenzione di un personaggio d’eccezione, che le descrisse e perfino le schizzò, probabilmente da una torre o da un campanile di questi luoghi. Si tratta di Leonardo da Vinci, che tra il 1490 e il 1499, essendo stato nominato Commissario per la Valsassina esplorò queste montagne su incarico di Ludovico Sforza detto il Moro, per cercare miniere e officine del ferro e del rame utili alla fucina di guerra dei milanesi. Vagando fra questi monti lombardi per scopi non proprio pacifici Leonardo fu rapito dall’aspetto pelato, (privo di vegetazione) e severo del Grignone, dalla selva di guglie, torri monoliti della Grignetta, tanto da inserirli come sfondo in alcuni suoi dipinti famosi. Alle due popolari montagne sono dedicati anche alcuni appunti del pittore: “La grigna è la più alta montagna ch’abbi questi presiede pelada” .A colpire lo scienziato era anche la singolarità di quelle formazioni geologiche,che potevano dare vita a fenomeni misteriosi e bizzarri. ”E i maggiori sassi schoperti chessi trovano in questi paesi sono le montagne di Lecche e di Gravidonia inverso Bellinzona a 30 miglia alleccho e quella di Mandello la quale ha nella sua basa una busa diverso il lago la quale va sotto 200 schalini e qui dogni tempo è diaccio e vento”.


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