Lettere della Guerra dall'epistolario di famiglia

Dal 25 luglio 1943 alla liberazione, lettere di civili e militari

a cura di Federico Adamoli



16/08/1943, Emanuele Parodi, S. Margherita Ligure

      SANTA M.M. 16/8 43
      
      Mio caro Amico
      
      In questi duri momenti, scambiare idee, pensieri, impressioni, speranze con persone care colle quali si ha comune il sentimento e la convinzione, è un vero sollievo, una felicità. Ecco perché ti ringrazio commosso per la tua forte vibrante lettera che mi va al cuore, perché è l'eco della mia anima addolorata, ma non doma.
      Ed ecco perché ti rispondo appena la ho ricevuta, obbedendo ad un imperioso bisogno dell'animo assetato di parlare con uno che pensa e crede e spera al pari di me!
      E' giusto, è sereno il tuo giudizio sulle vicende politiche, il dolore però e la delusione che io ed i miei figli abbiamo provato è indescrivibile. La parola del RE pronta, energica, dinamica, ha tracciata la nuova via, e fu una grande fortuna, così tutti sanno il loro dovere ed in noi non esiste titubanza. Questo non esclude però il grave colpo a ciò che costituiva una grande idealità, ed uno scossone al carattere degli italiani. Io ne sono ancora tutto sconvolto ma questo passerà perché ormai passa in ultima linea di fronte alla salvezza della Patria.
      L'analogia coll'infausto Caporetto io la ho sempre dinanzi a me, e la vado predicando a tutte le mie conoscenze, alle quali non par vero di predire disastri e catastrofi, o disfattisti di pensare al peggio. Le mie apprensioni, i miei dubbi me li tengo nella strozza, ed in presenza mia non ammetto funebri previsioni.
      Ed il conforto mio, l'unico, è che parlando di questo grandioso argomento è che la mia certezza nella Vittoria finisce davvero col prevalere, proprio come tu dici, perché non è possibile che gli italiani non siano anche questa volta degni della loro storia.
      Ora meglio che mai, ricordo la tua famosissima lettera scritta al ritorno dalla Germania. La disciplina tedesca a nostro esempio!!
      Mio figlio Giorgio ha ottenuto di rientrare nella sua adorata Arma come combattente, e si trova ora addetto al Comando di una squadra aerea dove compie numerose missioni, non però volando, bensì in treno, ed in motocicletta avendone fatta mandare una dal nostro stabilimento di Mandello che gli è, come puoi immaginare, utilissima.
      Ora che ho scritto a te, mi sento soddisfatto, e ti ringrazio di avermi data questa serena patriottica soddisfazione.
      Possiamo ben dire noi due: In alto i cuori!
      tuo affezionato
      [Emanuele] Parodi (*)

      (*) Emanuele Vittorio Parodi, armatore genovese, fondatore nel 1921 della fabbrica di motociclette Moto Guzzi, con stabilimento a Mandello sul Lario (Lecco) (Emanuele finanziò con 2000 lire l'impresa concepita dal figlio Giorgio (1897-1955), aviatore, insieme al meccanico di aerei Carlo Guzzi). Fu legato da una profonda amicizia con Umberto Adamoli, con il quale intrattenne una corrispondenza ventennale, dal 1921 fino alla morte di Parodi, avvenuta il 13 aprile 1945. Vedi per la corrispondenza Corrispondenza Emanuele Parodi