Giovanni Adamoli
L'allineamento monetario dell'ottobre 1936


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     D'altra parte, anche se il governo di un tale Stato lo desiderasse, non si può pensare che, in una situazione incerta quale quella qui rappresentata, l'estero possa fare in esso degli investimenti di risparmio, specialmente a lunga scadenza, o anche con scadenza breve a rotazione. E del resto quest'ultima forma non rappresenterebbe, sempre nelle condizioni incerte qui considerate, un beneficio sicuro per le industrie del paese finanziato.
     Tutte queste impossibilità si risolvono in un rincaro del risparmio e quindi in un ostacolo ulteriore alla produzione e agli scambi. Se la moneta del paese I non può essere mantenuta per forza propria nel rapporto convenuto con quella del paese II; se per mantenerla il primo Stato è costretto a restringere gli scambi con II, alterandogli così la sua bilancia dei pagamenti, i costi comparati dei due paesi si scardinano ed è assurdo pretendere che II faccia entrare in azione il suo E.E.A. per sostenere la politica sbagliata di I.
     Questa verità elementare diventa tanto più vera, qualora il paese I modifichi la situazione commerciale precedente rispetto a II, con l'accentuare l'autarchia. La quale ove riuscisse al 100%, renderebbe inutile lo E.E.A.. E se invece essa mirasse a non fare importare in I che per dieci, esportando per trenta, i 20 di differenza attiva non potrebbero venire saldati da II (che può rappresentare anche il resto del mondo) se non mediante una esportazione di oro. Il quale o verrebbe "sterilizzato" col risultato che I esporterebbe delle merci utili per importare una ma merce che non servirebbe a nulla e nulla tenderebbe. Oppure al contrario, l'oro verrebbe speso per importare altri prodotti, e allora rappresenterebbe un duplice movimento costoso e perfettamente assurdo.