Giovanni Adamoli
L'allineamento monetario dell'ottobre 1936


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     Tornati violentemente alla vecchia parità aurea, senza aumento della ricchezza nazionale, il peso del debito pubblico divenne sempre più grave e fu di grande ostacolo al risanamento economico, alla caduta dei costi e dei prezzi, necessari per competere con le industrie estere. Il carico degli interessi rese impossibile il pareggio.
     Si poteva ancora dopo la rivalutazione ridurre il debito pubblico con provvedimenti di finanza eccezionale, che, tenendo conto del mutato potere d'acquisto della moneta, avessero decretato una riduzione nominale del debito ed una riduzione de gli Interessi.
     In problema non sarebbe stato infatti risolto con una semplice conversione. Le conversioni alleggeriscono il carico annuale del bilancio e possono risolvere il problema fiscale, ma non risolvono il problema economico dell'inflazione in quello che essa è derivata dal debito pubblico. La politica inglese riguardo al debito pubblico è da indicarsi quindi come una delle cause più importanti della caduta della sterlina.

La politica verso la disoccupazione

     Soggetta a notevoli critiche e additata come una delle ragioni della caduta del 1931 è la politica inglese verso la disoccupazione. Essa fu uniforme sotto tutti i governi e anche oggi, dopo la violenta svolta del 1931, rimane, nelle sue linee generali, immutata.
     Per risolvere il fenomeno della disoccupazione si distinguono principalmente due scuole: la liberale e la interventista.
     Le liberale, che in seguito egli articoli del Rueff e degli altri liberisti, torna a godere, almeno in linea teorica, nuova popolarità, contiene queste osservazioni. In un sistema economico guidato dal principio individualistico, che è per i liberali il migliore, i rapporti economici devono essere liberi: fissati dalla reale necessità e dall'importanza relativa dei vari fattori produttivi. Se la congiuntura è in un certo periodo favorevole al lavoro, i salari saranno alti, la disoccupazione minima; se si capovolge la situazione i salari devono liberamente scendere e si avrà anche la disoccupazione. Ogni intervento diretto a forzare i rapporti economici è dannoso alla collettività e alle stesse classi interessate. Forzare per mezzo di organizzazioni il mantenersi di alti salari, impedire la concorrenza col sussidio e imporre per tale scopo alti costi sull'economia nazionale, è un'operazione antieconomica. Ad alti salari mantenuti tali forzatamente corrisponde una maggiore disoccupazione, tonto maggiore quanto più sopravalutato è il salario. Bisogna lasciare il mercato libero di aggiustarsi senza intervenire. La disoccupazione non deve essere sussidiata dallo Stato, perché in tal modo si impedisce la caduta dei salari. Anche i lavori pubblici non fanno che spostare il capitale produttivo da un impiego all'altro e impediscono il libero gioco delle forze economiche.