Gelasio Adamoli
Innovazione tecnologica, impresa e competitività


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2. Caratteri comuni tra Schumpeter e la teoria di Nelson e Winter.

     Nelson e Winter mutuano dall’autore austriaco, come vedremo tra poco, il concetto di routine. Ricordiamo, infatti, che nell’ “ultimo” Schumpeter, nella profezia di un capitalismo che non sopravviverà, in seguito alla crisi (economica e sociale) della funzione imprenditoriale, l’innovazione ha modalità di manifestazione diverse dalla Teoria dello sviluppo economico.
     Essa, come spiegato nel primo capitolo, non dipende più dalla comparsa casuale di innovatori ma da attività, appunto, di routine che si svolgono all’interno dei laboratori di ricerca e sviluppo della grande impresa burocratizzata. L’azione innovativa assume così carattere di impersonalità ed è dotata di “vita propria”.
     Altro elemento comune è la rottura con le assunzioni neo classiche della razionalità perfetta.
     Per Schumpeter l’imprenditore, oltre che dal profitto, è mosso da motivi ed aspettative (la creazione di un impero economico, la ricerca del successo, la gioia di creare) che sfuggono al rapporto mezzi fini. Nell’economia neo classica l’imprenditore innova solo se l’innovazione è un mezzo razionale rispetto ai propri fini e cioè solo se gli consente, con certezza, la massimizzazione dei profitti.
     Dalla teoria di Nelson e Winter invece emergerà, più realisticamente, che l’impresa deve fronteggiare altri attori e compiere scelte in condizioni di incertezza dei risultati finali. Perciò la decisone di introdurre o meno un’innovazione è poco spiegabile secondo criteri di razionalità.