Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Il movimento vive la propria resistenza come battaglia di avanguardia nei confronti della distruzione del patrimonio produttivo, ma le sue aspettative di partecipazione attiva alla gestione organizzativa delle imprese e del processo di produzione verranno deluse; (60) gli resterà, quale unico compito, la difesa dell'occupazione e della propria professionalità - che nel progetto di modernizzazione perseguito sarà dequalificata e ridimensionata.

“La storia sociale e politica di Genova nel dopoguerra è intrecciata alla difesa del ruolo e dell'identità industriale della città. Per tutti gli anni '50 si sviluppa un duro scontro politico e sindacale che contribuisce a creare l'immagine di Genova "città divisa”. (61)

     Chiuso il periodo dei licenziamenti di massa dopo il biennio 1953-54, il movimento operaio è indebolito, ma si impegna in lotte settoriali e vertenze contrattuali nella seconda metà del decennio; la città vive anche di porto, commerci, finanza, (62) oltre che di industria, e altre battaglie coinvolgono i portuali e i siderurgici. (63) La sinistra cittadina seguirà ancora una volta con notevole coinvolgimento lo sciopero ad oltranza degli oltre 2500 operai della compagnia del ramo industriale del porto, tra cui il PCI era molto influente, (64) contro l’entrata in vigore decreto sulla “libera scelta” (65) nel 1955.

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(60) Ciò è dimostrato ad esempio dalla soppressione del CLN aziendali: organismi nominati dal Cln ligure dopo la Liberazione per rappresentare in fabbrica i partiti che avevano partecipato alla Liberazione, ma di fatto egemonizzati (e vigilati) dal PCI, a cui la maggiornaza dei lavoratori coinvolti aderiva; ebbero di compiti di tipo politico e sindacale, come l'epurazione dei fascisti, la riorganizzazione sindacale dei lavoratori dell'azienda, e il ripristino dell'attività produttiva negli stabilimenti. La loro attività viene ridimensionata nel breve periodo, quella politica dal Governo Militare Alleato e dal neonato governo italiano; quella sindacale dalla CGIL; cessano la loro attività nell luglio del 1946, per lasciare spazio ai nuovi organismi di cui avevano impostato l'attività, i Consigli di gestione e Commissioni interne. (Ibidem).

(61) P. Arvati, L'Ansaldo e la sua città, cit., p. 438.

(62) Ricorda Achille Taverna che, anche se i grandi centri delle partecipazioni statali erano le aziende dominanti: "il capoluogo ligure era il più importante centro finanziario italiano. Era, prima di tutto, il terminal petrolifero dove avevano sede le grandi ompagnie internazionali come la Esso o la Mobil che mobilitavano cifre colossali su tutti i mercati.(..) era il centro dello zucchero prodotto da Eridania e dalla Romana Zuccheri .Era il cuore dell’attività siderurgica (..) era sicuramente il più importante mercato assicurativo italiano con compagnie del calibro dell’Italia o del Lloyd italico fondate da genovesi e poi passate ad altri gruppi fuori dall’orbita ligure". (Borsa M., Dagli scagni al terziario avanzato, in Genova, ieri, oggi, domani, cit., p. 144).

(63) La resistenza dei portuali del ramo industriale nel 1954-1955, poi alcune vertenze settoriali che interessano anche i siderurgici tra il 1957 e il 1958, infine nel 1959 le lotte contrattuali dei marittimi, dei portuali e dei metalmeccanici. (P. Arvati, L'Ansaldo e la sua città, cit., pp. 438-440).

(64) Nel 1946 si era costituita la Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie (CULMV): processo spinto dal PCI, che ne aveva acquisito, così, la rappresentanza della maggioranza dei lavoratori, giungendo a controllare un'area dal peso politico e finanziario notevolissimo: il numero di soci della CULMV era infatti restato stabile per un decennio sotto le 4 mila unità, per poi più che raddoppiare nel decennio successivo.(Ibidem).

(65) Nel dicembre 1954, il presidente del CAP Filiberto Ruffini riforma il regolamento del lavoro del ramo industriale del porto, penalizzando le Compagnie portuali che detenevano il monopolio della manodopera e quindi mantenevano vantaggi corporativi notevoli; (Cfr. P. Arvati, Genova e L'Ansaldo, cit., pp.182-186) .