Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Ciononostante, la Società di cultura venne presto isolata: rompeva gli schemi organizzativi imposti dal partito, proponendosi come un "luogo fertile" aperto alla collaborazione e alle proposte di tutti (25) e non un "centro di cultura dogmatica comunista"; non solo non seguiva una rigida gerarchia decisionale, (26) ma lanciava un'idea concreta e del tutto nuova di pluralismo, di fatto più inclusivo di quello teoricamente propugnato dal PCI: il quale, nel frattempo, si pronunciava contro le posizioni critiche e settarie ad ogni livello organizzativo. Non a caso le attività della Società proseguirono, tra il disinteresse della stampa cittadina, (27) tranne "qualche cenno" da parte de "L’Unità" e facendo fronte ad una pesante "latitanza del partito". (28)
     La Società di cultura ebbe anche il merito di appoggiare Gaetano Perillo, nel 1955, nella fondazione del Centro Ligure di Storia Sociale, impegnato nella documentazione dei fatti politici e sindacali dell’Ottocento e Novecento; al centro studi è legata la rivista “Movimento operaio e socialista”, pubblicata tutt’ora con il titolo “Ventesimo Secolo”. (29) Per concludere il discorso sulle associazioni genovesi, non dobbiamo infatti dimenticare quelle inserite in un contesto istituzionale: dalle Università popolari (30) ai centri di studio, quali l’Istituto storico della Resistenza in Liguria, inaugurato nel 1950.

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(25) Vedi la collaborazione con il Circolo Buranello. (Intervista a E. Basevi, L'esperienza della Società di cultura, cit., p.23).

(26) La preparazione delle iniziative e l'elaborazione dei programmi spetta ai comitati o al consiglio direttivo, “organi eletti democraticamente. Nessun direttore o responsabile, solo consiglieri eletti che suggerivano temi e spunti di lavoro” Inoltre i comunisti che gestiscono l'organizzazione si autoimpongono di essere sempre in rapporto di minoranza col totale degli aderenti. Ibidem, p. 22.

(27) Delle circa seicento manifestazioni censite in dieci anni, “Il Secolo XIX” non dà infatti mai notizia. (Ibidem).

(28) Dopo i fatti d'Ungheria del 1956 la società di Cultura si pronuncia per deplorare il comportamento sovietico e tra i consiglieri il gruppo comunista va in minoranza.(Ibidem).

(29) Cfr. A. Marsilii, Gaetano Perillo e la rivista “Movimento operaio e socialista”, in “Storia e memoria”, 2010, 1, pp. 75-90.

(30) (E. Baiardo, L’identità nascosta, cit., pp. 74-75). L'Università popolare, istituzione nata agli inizi del 1900 su iniziativa dei socialisti, viene riattivata nel dopoguerra: a Genova infatti ricompare nel 1946; il centro più importante, forte dei suoi mille associati, è L’Università popolare sestrese. Ibidem, p 73.