Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     La sua esperienza illustra con particolare efficacia la vocazione pedagogica della cultura di sinistra ed è specchio del rapporto tra partito e intellettuali negli anni Cinquanta; inoltre è un esempio concreto dello 'stile' particolare dell'associazionismo “di sinistra” genovese, non appiattito sul modello dei circoli che nel resto d’Italia si sviluppavano ai margini del PCI. Nell’organizzazione degli eventi il comitato promotore ricercava infatti la commistione tra la cultura scientifica e quella umanistica: accanto alle mostre d'arte, ai convegni sui problemi sociali e della politica mondiale e ai dibattiti letterari, teatrali e sul mondo della musica, organizzava approfondimenti di tipo scientifico, sui temi più disparati. (21)
     Numerosi furono i dibattiti politici, sui temi cari al PCI quali: pace, antifascismo, Resistenza. (22)
     L’associazione aderiva agli obiettivi della politica culturale del partito, condividendo l’ambizione di avvicinare gli intellettuali al popolo, perciò il target a cui si rivolgeva era ampio: comunisti e non, studenti e intellettuali, portuali e operai, intellettuali democratici. Per lo stesso motivo ai relatori era richiesto un linguaggio chiaro e comprensibile per adeguarsi alle capacità culturali dei più umili e tutti dovevano partecipare attivamente al dibattito. (23) Questa vocazione educativa rispecchia la tradizione pedagogica del comunismo e ne recupera gli strumenti: tra gli altri, la Basevi stessa ricorda l'apporto della rivista "Il Calendario del Popolo", “il simbolo del Partito educatore", (24) che forniva utili approfondimenti e un “dizionario dei termini di difficile comprensione”.

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(21) Per citare alcuni esempi dell'eterogeneità delle tematiche: tra le attività troviamo un ciclo di conferenze sul lancio dello Sputnik al convegno sull'urbanistica dopo la presentazione del piano regolatore dell'architetto Astengo. (Per approfondimenti cfr. E. Baiardo, L'Identità nascosta, cit., pp. 58-65).

(22) La sezione "Questioni varie di economia, storia, filosofia e scienze sociali” di Aldo Garosci è la più vitale e affronta questioni legate all'attualità nazionale, raramente locali. Un'eccezione è lo sciopero dei portuali genovesi nel 1955, durato 123 giorni (dal 20 gennaio al 23 maggio 1955), la Società di cultura organizza in quella occasione un dibattito sugli aspetti storici e giuridici della lotta, a cui partecipano Ettore Franzosi e Gaetano Perillo. Tra le iniziative più significative, la mostra "La Resistenza continua" organizzata nel 1955, per festeggiare i dieci anni dalla Liberazione. La Basevi spiega che, pochi giorni prima dell'allestimento, previsto in una piccola sede di via Edilio Raggio, l'assessore comunale alla cultura Lazzaro Maria De Bernardis chiede che tale mostra venga spostata e patrocinata dal comune, per accogliere il Presidente della Repubblica che arriverà ad inaugurarla. Ma il fatto che il giorno dell'apertura della mostra, inaugurata dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, la Basevi non venga invitata ad illustrarla dimostra l'anonimato in cui gli attivisti della Società di Cultura lavoravano. (Intervista a E. Basevi, in I protagonisti a Genova, cit., pp.19 e segg.).

(23) "La raccomandazione che si rivolgeva a quanti venivano a parlare era di essere al massimo comprensibili , soprattutto nei confronti di chi non aveva un sufficiente livello di studio (..) Quando partecipava uno storico, ad esempio, c'erano quasi sempre i quattro o cinque del suo livello che poi intervenivano, ma c'erano anche i quattro o cinque studenti interessati e la gente normale".(Ibidem, p. 23). Spiega la Basevi: “Allora usava ancora che ci fossero i rappresentanti della classe operaia, i quali mostravano di possedere una maturità partecipativa, un atteggiamento abituato a chiedere, a cercare di capire, magari a polemizzare (...) c'era viva voglia di acculturamento (...) un atteggiamento non tanto di rispetto per la cultura, quanto piuttosto una voglia sincera di poter capire, di penetrare le cose”. (Ibidem, p. 21).

(24) Il primo numero del "Calendario del Popolo" viene pubblicato il 27 marzo 1945, su iniziativa di Giulio Trevisani: una rivista culturale a periodicità quindicinale, diretta al popolo e vicina al format dei calendari e almanacchi tradizionali. Insieme a Trevisani e ai primi redattori, Tonchio e Funghi, collaborano alla rivista intellettuali del calibro di E.Berlinguer, Terracini, Gerratana, M. De Micheli, A. Giolitti, S. Mafai, C.Marchesi, Salinari, A.Trombadori, Donini, Bianchi Bandinelli, Guttuso, ecc. La rivista, amatissima, era anche centro propulsore di iniziative quali i Congressi di cultura popolare, il Convegno per l'educazione del popolo, concorsi per la poesia dialettale, come il "Premio Città di cattolica per la cultura dialettale”, vinto addirittura dai due sconosciuti Tonino Guerra e Pier Paolo Pasolini. La rivista fu definita da L. Canfora "una specie di università popolare. Veniva distribuita dai “volontari” che portavano a casa anche “l’Unità”. Corrispondeva ad un disegno pedagogico” (Cfr. S. Gundle, I comunisti italiani fra Holliwood e Mosca, cit., p. 132. Per approfondimenti cfr. anche il sito web. dell' Ed. Nicola Teti, che ancora oggi pubblica la rivista, a periodicità mensile).