Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Il quotidiano diventa così un protagonista attivo della ripresa culturale genovese, accogliendo testi narrativi di scrittori emergenti (134) - come Silvio Micheli, Giorgio Capponi, Italo Calvino, Marcello Venturi, Stefano Terra; o già noti, come Ugo Betti, Cesare Pavese, Massimo Bontempelli, Vasco Pratolini, Alberto Moravia, Amedeo Ugolini, Elio Vittorini. (135) Si alternano brani in prosa di autori nord-americani e sovietici, italiani, poesie.
     Nella terza pagina si privilegia quindi la letteratura, nel quadro del programma di estensione non solo della fruizione culturale, ma anche della produzione. Tale progetto è sintetizzato in maniera eccellente da Marcello Venturi, "Il vero scrittore partigiano", (136) in un intervento su "L’Unità":

"Il lavoro dello scrittore non deve servire soltanto al piacere di un gruppo più o meno colto di persone (..) un mezzo per ricreare o distogliere dalla noia la classe che ha avuto il privilegio di ottenere un'educazione; ma un mezzo per rendere cosciente della sua miseria, forza e grandezza l'uomo". (137)

     A sostegno di quest'ipotesi, oltre ai dati, (138) ci conforta la documentazione: il rapporto "Cenni sull'attività dell’Unità in Liguria" (139) del 1951, archiviato nel Fondo Adamoli, introduce il paragrafo dedicato alla Terza pagina dell'"Unità" spiegando che:

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(134) La pubblicazione di componimenti di autori contemporanei non era usuale in Italia. (Cfr. Paolozzi-Leiss, Voci dal quotidiano, cit., p.48).

(135) Per approfondimenti, cfr. De Nicola F., La letteratura nei giornali genovesi del dopoguerra, cit., pp. 35-41, dedicate alla Terza pagina de “L’Unità”.

(136) Marcello Venturi, "Il vero scrittore partigiano", secondo Calvino, "interprete tra i più efficaci e generosi del neorealismo italiano" (F. De Nicola, I racconti partigiani di Venturi, cit., p. 20) pubblica racconti su Rinascita , "L’Unità", "Noi donne", "Il Politecnico". Il primo racconto (I nostri morti) appare sull'edizione milanese dell'"Unità" il 5 maggio 1946.Venturi "impersonava in modo compiuto lo scrittore nuovo chiamato a rappresentare la realtà italiana, con quel tanto di qualità 'irregolari' rispetto alla tradizione letteraria nazionale, che emergevano dalle scarne note biografiche della sua presentazione: figlio di un ferroviere, partigiano, prima della Liberazione non avevamai pubblicato un rigo. Si tratteggiava così il profilo di uno scrittore che portava nella letteratura la concretezza di chisi era formato sulle esperienze e non sui libri".(Ibidem, p. 13) .

(137) M.Venturi, Per cosa scriviamo, “L’Unità”, 12 gennaio 1947.

(138) Il premio lanciato da “L’Unità” è evidentemente rivolto a tale obiettivo. Ad ogni modo "un allargamento della base degli scrittori, volto a incrementare conseguentemente il numero dei lettori, si era (..) già avviato nel dopoguerra" con un incremento della produzione libraria da 2266 a 4546 libri (fine 1945 rispetto all'anno precedente). Prevalentemente si trattava di memorialistica sulla guerra appena conclusa. (Ibidem).

(139) Cenni sull'attività dell’Unità in Liguria, cit., pp. 15-16 (dedicate alla Terza pagina de “L’Unità”).