Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Questi operai, insieme ai lavoratori portuali della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie (80) rappresentano la base elettorale del partito e la sua forza: ma si trattava dell'ala più radicale e rivoluzionaria del PCI. Spiega P. Lingua:

"Si delineava la “fisiologia” della sinistra genovese (…): si puntò con ostinazione sulla “città indutstriale”, che in parole povere equivaleva all’equazione 'industria pesante = numerosi operai(...).

     E continua:

“Gli uomini di Secchia, se non come esponenti di primo piano, erano assai numerosi a livello medio. Puntavano alla rivoluzione, allo scontro frontale con la DC e con la borghesia". (81)

     Nelle piazze si susseguono manifestazioni e picchettaggi; scioperi e lunghissime occupazioni si accompagnano a durissime vertenze. Ricorda ancora Manzitti:

"Esisteva una dura contrapposizione politica del PCI e nascevano forti tensioni sindacali. (...) L'atmosfera non era facile. I primi tempi gli operai arrivavano in sala riunioni, al piano terra, portando con sè anche qualche fucile mitragliatore". (82)

     La “giunta rossa” dopo il 1948 sconta l'assenza di collaborazione e l'ostilità dei ceti medi ed affronta la campagna elettorale per le amministrative del 1951 contro un ricomposto fronte moderato sostenuto da carismatiche figure ed una DC rinnovata grazie all’afflusso di giovani intellettuali sotto la guida di Taviani. (83) Questo “blocco” di potere trova nella stampa moderata, in particolare “Il Secolo XIX”, il proprio portavoce:

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(80) Le categorie portuali vengono unificate in tre grandi cooperative nel 1945: i circa 5 mila lavoratori vengono aggregati nella Compagnia ramo industriale, la Compagnia sbarco e imbarco carboni minerali, la Compagnia Unica lavoratori merci varie. (Cfr. P. Rugafiori, P. Arvati, Storia della camera del lavoro di Genova, cit., p. 123).

(81) (P. Lingua, I genovesi, politica e cultura, cit., p. 17). Si badi: le tensioni sociali a Genova, nei primi anni del secondo dopoguerra, sono molto forti. Gli arresti a fascisti e collaborazionisti, successivi alla Liberazione, sono più di mille, molti sono condannati a morte; i regolamenti di conti e gli omicidi per motivi politici sono frequentissimi: il disarmo dei patrioti della Sap avviene non senza traumi, e la convinzione dell'imminenza di una rivoluzione è presente tra i militanti della 'base' politica del partito comunista, quella più vicina alle posizioni di Secchia, legati all'esperienza della Resistenza. (Cfr. M.Calegari, Comunisti e partigiani. Genova 1942-45, Milano, Selene Ed., 2001, pp. 521-23).Gli assassinii di natura politica sono frequentissimi, alcuni esemplari, mentre sulle alture dilaga il banditismo, che rende difficoltoso il ristabilimento delle comunicazioni con le valli; tra gli eventi straordinari, la rivolta al carcere di Marassi nel gennaio 1946. (Cfr. E. Baiardo, L'identità nascosta, cit., p.35).

(82) G. Manzitti, Tempo di ricordare, cit., p. 87.La 'base' politica del partito comunista a Genova (portuali, operai e ex partigiani) erano pronti alla rivoluzione. Nel disegno del PCI, questa base "doveva rappresentare il popolo armato pronto a riprendere le armi – a cui bisognava far credere che sarebbe stato richiamato alla armi – se la difesa della libertà lo avesse nuovamente richiesto. Era un movimento da tenere politicamente e moralmente sotto pressione, esaltando il suo specifico ruolo di deus ex machina, salvatore dell'Italia. Era quanto bastava a fare del popolo partigiano un interlocutore privilegiato del messaggio comunista: le piccole e grandi frustrazioni vissute dopo la Liberazione ispirate dal più classico rivendicazionismo ex-combattentistico (..) si fusero con le delusioni politiche abilmente alimentate: "Per questo sono morti i nostri compagni?". (Cfr. M.Calegari, Comunisti e partigiani, cit., p. 523).

(83) Le figure ‘cardine’ di tale fronte moderato sono: Angelo Costa, presidente nazionale della Confindustria; il giovane cardinal Siri; Giuseppe Manzitti, a capo dell'Associazione industriali genovesi. (Cfr. P. Lingua, I genovesi, politica e cultura, cit.,p.10). Riguardo alla DC: “mentre anche a Genova andava costituendosi un gruppo legato a Dossetti (...) fu proprio Taviani a rappresentare l'integrazione della nuova generazione con il gruppo ex popolare". (O. Freschi, Il Secolo XIX. Un giornale, una città. 1886-2004, Roma-Bari, Ed. Laterza, 2005, p. 340, nota 42).