Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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“Una struttura organizzativa incomparabilmente più solida e compatta rispetto a quella di tutti gli altri gruppi politici; nel gennaio del 1945 infatti gli iscritti a Genova superano le 6 mila unità (...)" (61)

     Nell'ottobre del 1945 i tesserati sono già 53 mila, di cui l'85 % a Genova.
     Differente la situazione in "casa" socialista, la cui rete organizzativa pre-fascista era stata distrutta: il PSIUP aveva dovuto faticosamente ricomporla dopo il 25 Aprile, facendo i conti anche con la frammentazione del gruppo dirigente. (62) Figura di spicco tra i socialisti liguri è Sandro Pertini, antifascista storico e direttore politico del giornale “Il lavoro” fino al 1968, quando verrà eletto Presidente della Camera.
     Resta la DC, la cui struttura nel dopoguerra è ancora debole: non basa la sua organizzazione su "una solida e numerosa compagine di sezioni capillarmente diffuse sul territorio", bensì "l'appoggio delle parrocchie surroga (...) il defatigante impegno che l'integrazione delle masse è costato invece alla sinistra comunista e socialista, il cui radicamento stenta evidentemente a superare i confini di classe". (63) La DC fonda quindi la propria forza sulle articolazioni del movimento sociale cattolico e aggrega gruppi, debolmente coordinati, sotto la guida di personalità di spicco dell'ambiente culturale cattolico genovese, quali Paolo Cappa, Paolo Emilio Taviani, Roberto Lucifredi, Giorgio Bo. (64) Manca un 'vero e proprio capo', fino a quando negli anni Cinquanta si impone la figura di P.E.Taviani: tra i più famosi e attivi partigiani ‘bianchi’, vice segretario della DC fino al 1948 e uomo di fiducia di De Gasperi. (65) La DC inoltre consolida la sua alleanza con gli ambienti industriali genovesi, che ne sosterranno economicamente le campagne elettorali.

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(61) M.E. Tonizzi, Il ceto politico locale a Genova e provincia:1946-1951, cit., p. 46.

(62) La maggioranza del partito socialista (PSIUP) postbellico fa parte dell'area riformista, meno influenti i nuclei massimalisti e di Giustizia e Liberazione. (Ibidem).

(63) Ibidem, p. 48.

(64) "C’erano i vecchi “popolari”guidati da Paolo Cappa, Ministro della Marina Mercantile; i “primi della classe” della scuola politico-religiosa dei Laureati Cattolici, formatisi alla chetichella durante il fascismo, pervasi da una vaga cultura economica che disegnava un sistema misto pubblico-privato, con alla testa Paolo Emilio Taviani, un professore appena quarantenne; i “moderati”, ex monarchici e integralisti, collegati all’ala più “geddiana” della Chiesa, che si riconoscevano nel professore Roberto Lucifredi, uno dei più noti docenti italiani di diritto amministrativo; infine i “cristiano-sociali”, l’ala sinistra, che avevano come leader un altro prestigioso professore di diritto civile, Giorgio Bo". (P. Lingua, I genovesi, politica e cultura, in AAVV, Genova ieri, oggi, domani, Milano, Rizzoli, 1985, p.35).

(65) P.E. Taviani riesce ad assorbire i popolari, dopo la morte di Cappa (1956) e, alleato a Giorgio Bo, ridimensiona la posizione di Lucifredi e riorganizza il partito, con la cooptazione di “uomini nuovi” del mondo delle professioni liberali e dell’economia; il consenso della base elettorale viene recuperato : attraverso la riorganizzazione delle associazioni di categoria, da un lato; e l’alleanza sempre più stretta con la Confindustria, dall’altro -alimentata certo dall’effetto delle partecipazioni statali. Taviani inoltre stringe rapporti con PSDI e PRI. Spiega P. Lingua: “Taviani aveva un progetto ben chiaro nella mente. Genova come città operaia, come città centro di industria pesante era pericolosa: insomma, i centri di potere delle partecipazioni statali diventavano un'arma a doppio taglio. Una città di pubblici dipendenti, una città terziaria e bancaria(...) sarebbe stata certamente più manovrabile”. (Ibidem, p. 36 e segg.; cfr. inoltre P. Lingua, Colloqui con P.E. Taviani. 1969-2001, Genova, De Ferrari, 2009).