Libri Teramani


Vincenzo Bindi - GAETANO BRAGA DA' RICORDI DELLA SUA VITA - pagg. 163
Giuseppe Savini - RICORDI DELLA VITA DI BERNARDO SAVINI - pagg. 60
Giulio Adamoli - DA SAN MARTINO A MENTANA. RICORDI DI UN GARIBALDINO - pagg. 217
Umberto Adamoli - BERARDO DA PAGLIARA / L'ANGELO DEL GRAN SASSO - pagg. 119
Federico Adamoli - LA CHIESA PERDUTA. LA VICENDA DELLA CHIESA DI S. MATTEO - pagg. 87



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Vincenzo Bindi - GAETANO BRAGA DA' RICORDI DELLA SUA VITA - pagg. 163 - Euro 11

"Con forma semplice, piana, scorrevole, ma spesso scintillante e piena di verve" Gaetano Braga nei suoi Ricordi autobiografici ripercorse la sua vita intensa, arricchendo la narrazione con tanti aneddoti. Il Re del Violoncello “ebbe in apparenza umore gioviale e faceto, ca­rattere vivacissimo, irrequieto, gaiezza rumorosa e spensierata, parola facile, colorita, condita di motti arguti e di barzellette gustosissime, animo buono e generoso, pieno di fiducia verso gli amici; ma a chi lo ha conosciuto di persona appare ben diverso: quel suo notissimo, caratteristico sorriso, quella innata bontà, che in ogni opera luminosamente si manifestava, quella esclamazione: Povero Braga, con cui soleva conchiudere ogni suo discorso, ci mo­strano il fondo di quell'anima, e, scrutandovi ben dentro, vi troviamo una grande melanconia, una grande tristezza, una irrequieta scon­tentezza, una forzata, filosofica rassegnazione a' vari e così tumul­tuosi casi della sua vita”.


Giuseppe Savini - RICORDI DELLA VITA DI BERNARDO SAVINI - pagg. 60 - Euro 7

Alla morte di Bernardo Savini (1812-1884) il cronista del Corriere Abruzzese ne delineò brevemente il profilo, ricordando quel “vecchietto che ciascun di noi vedeva tutti i giorni in un legno di famiglia a fare la consueta passeggiata dietro le mure”. Appartenente ad una delle più illustri ed agiate famiglie di Teramo, Bernardo Savini visse un'esistenza sofferta, condotta lungamente ai margini della società. Sensibile, di ingegno notevole, affiancato però ad una scarsa fiducia nei propri mezzi, fu afflitto da gravi disturbi fisici (poco più che 50enne diventò anche cieco) e da disagi mentali che lo sospinsero verso la solitudine. Religiosissimo, trovò infine la compiutezza della propria vita in una oscura ma incessante azione benefica a favore dei poveri teramani, alla quale si dedicò totalmente. Il nipote Giuseppe, con affetto e devozione filiale, pubblicò nel 1885 questa commovente biografia, dal sapore quasi di una parabola.


Giulio Adamoli - DA SAN MARTINO A MENTANA. RICORDI DI UN VOLONTARIO GARIBALDINO - pagg. 217 - Euro 11

Arruolatosi diciottenne nei Granatieri di Sardegna Giulio Adamoli, varesino, prese parte all'epopea risorgimentale tra il 1859 ed il 1867 con il grado di capitano. Ingegnere, senatore del regno, amico di Cairoli e Garibaldi, condusse una vita avventurosa, tra i viaggi di studio in oriente che lo portarono, dopo la lunga esperienza politica, a stabilirsi definitivamente al Cairo, dove vi morì nel 1926. Le sue memorie di guerra coniugano la descrizione dei giorni di battaglia con la rievocazione degli aspetti più schiettamente umani della guerra, e rappresentano uno dei più notevoli contributi nella narrazione autobiografica garibaldina.


Umberto Adamoli - BERARDO DA PAGLIARA. L'ANGELO DEL GRAN SASSO - pagg. 119 - Euro 9

Centrate sulle figure dei santi teramani San Berardo e San Gabriele, queste due composizioni teatrali di Umberto Adamoli furono rappresentate a Teramo tra il 1950 ed il 1960. - "...ha saputo delineare così aderente al vero la nobile e grande figura di S. Berardo, nella cornice della Sua casa e nell'ambiente dei Suoi famigliari tra i quali risplende di candida luce la Verginella e Romita Santa Colomba". / "La figura di S. Gabriele è riprodotta con piena aderenza alla verità storica, è perfettamente ambientata nell'epoca e tra le persone, tra le quali si svolse il dramma dell'animo suo ardente e generoso, prima di consacrarsi a Dio nella vita religiosa”. - Stanislao Battistelli, vescovo di Teramo


Federico Adamoli - LA CHIESA PERDUTA. LA VICENDA DELLA CHIESA DI S. MATTEO - pagg. 87 - Euro 9

La chiesa teramana dedicata a San Matteo era situata nel tratto di Corso San Giorgio all'altezza dell'omonimo largo, di fronte all'edificio della Prefettura. Considerata la succursale della Cattedrale di Teramo, di impronta tipicamente barocca, la chiesa fu al centro di una lunga vicenda che si concluse con l'abbattimento avvenuto nel 1941. Consegnato alla memoria come espressione della prepotenza fascista, alla soppressione in parte non fu estranea la stessa Curia teramana... Attraverso la documentazione dell'epoca vengono ripercorsi gli eventi che condussero alla sua demolizione. Con la scomparsa del complesso di San Matteo e successivamente del Teatro Comunale, Teramo perdeva uno dei tratti più prestigiosi del suo centro storico.



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