Era Silvi




Cronache balneari del passato (4)

(pubblicato su: "Silvi Libera")

         Dopo aver riferito degli eventi mondani estivi nella Silvi del 1887, sono andato alla caccia di altri articoli o notizie che riguardassero il nostro paese, ed ho voluto compiere un'ulteriore ricerca tra le prime annate del “Corriere Abruzzese”, il periodico pubblicato a Teramo a partire dal 1875.
         In occasione del ferragosto del 1880 troviamo notizia di uno spettacolo teatrale svoltosi di fronte al casino dei fratelli De Rosa di Atri, che si desume essere situato nei paraggi della stazione ferroviaria; qui una locale compagnia teatrale drammatica (prima attrice la giovanissima Argia Pedrocchi, “figura distinta, persona avvenente”, “gesto spigliato e corretto, pronunzia buona, senza affettazione”; primo attore Giulio Puccioni) ha “innalzato” una sorta di teatro “senza etichetta, senza quel cerimoniale uggioso dei teatri di città”. La struttura teatrale (se è possibile usare questo termine) innalzata vicinissimo al lido del mare deve essere proprio una struttura improvvisata, descrivendosene la sua “volta di verdura”; illuminata dalla luce fioca di un paio di lampade a petrolio sospese fra i rami della volta, è raggiunta dal mormorio del mare e dagli sbuffi della vaporiera che parte dalla vicina stazione.
         L'anno successivo (1881) viene pubblicata una lunga cronaca balneare firmata da Furio, il cui stile giornalistico ricorda decisamente l'autore delle cronache sulle quali mi sono soffermato nelle prime occasioni. In pieno agosto, il cronista scrive dalla “riva incantata con avanti il mare placidissimo e il sole che inchina serenamente al tramonto ed i burchielli pescatori si avvicinano tranquilli alla piaggia, (sic!) ed i carri polverosi stridono lungo la via”.
         Nel corso di quella estate Furio ha girovagato per varie spiagge della costa adriatica: è stato a San Benedetto, “la nostra Posillipo”, dove “la noia v'imperava dispotica signora”; è passato per Rosburgo, “riva amenissima” che però ha “ancora molto a fare priacché possa comodità e divertimenti a larga mano offrire”; è giunto quindi a Castellamare che “poltrisce nell'inerzia”, annoiato al punto tale che il nostro buon cronista preferisce prima andare alla stazione di Pescara per vedere arrivare le “signore”, quindi si trattiene ad ascoltare la banda musicale di Orsogna che “flagellava miseramente” 'Fausto e Margherita'.
         Di delusione in delusione egli giunge a Silvi, il suo punto magnetico, la sola “piaggia” di qualche importanza. Furio è a Silvi in occasione della festa di Santo Stefano (7 agosto), la ricorrenza del “villaggio posto a pochi passi dalla spiaggia”; la festa è rallegrata dalla banda musicale di Città S. Angelo, dalle eleganti “quadrilles” comandate dal giovane marchese de Torres e da V. Basile, e da un piccolo spettacolo di fuochi pirotecnici.
         Trattandosi questa della prima cronaca che invia da Silvi, Furio riferisce il panorama che si gode dalla collina di Silvi Paese, e la vista degli orizzonti che si potevano ammirare sembrano oggi a noi completamente sconosciuti. Egli raggiunge il paese “a bardosso d'un ciucarello brioso”: “E' poeticamente posto il paese in cima ad una rupe spaventevole che molta somiglianza ha con quelle orribili del mio Castelli, ma la vista più stupenda vi si gode, vi si abbraccia a ciel sereno, in un solo sguardo, sconfinato un orizzonte, ché il promontorio d'Ancona da un lato, quello del Gargano dall'altro, i monti di Dalmazia di fronte chiudono questa superba veduta. Lassù cordialità squisite dall'amico Ciampani, buoni maccheroni, ottimo pesce, vini di quelli che fanno vivo un morto”. Ciampani “rende viva la riviera di Silvi colla pesca”, mentre Don Felicetto de Lauretis sembra esserne l'animatore: “senza di esso Silvi non sarebbe Silvi, o almeno la incantevole sua marina sarebbe un mortorio”.
        Federico Adamoli

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