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a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Per quanto riguarda invece l'allenatore, io mi ricordo di una cosa: il rigore che aveva, perché lui intendeva l'atletica, quella che ho praticato io, come una disciplina, ma una disciplina veramente da effettuarsi in modo serio. All'epoca ci allenava il prof. Giuseppe Pecorale, e lui coadiuvava Pecorale nella nostra preparazione.
     Dovevamo fare i campionati italiani, che all'epoca si chiamava Trofeo Nodari - parlo del 1964, quindi è passata una vita - e lui, che era rivoluzionario anche in... - come posso dire, io che non sono un tecnico del settore? - nella specificità del gesto atletico, ci faceva praticare i cambi della staffetta 4x100 “alla russa”. Nel passaggio del testimone all'epoca si usava prenderlo con una mano e passarlo all'altra. Invece, ponendo gli atleti che si succedevano nelle varie fasi della staffetta a destra e sinistra della corsia, si evitava di cambiare mano, e quindi si evitava la possibilità di perdere il testimone. Fu così puntiglioso in questa preparazione che all'epoca facemmo il primato italiano degli allievi. Cosa che significava poco, però per noi era tanto e forse è rimasto tanto.
     Per questo motivo voglio ricordare una persona che è stata meno fortunata di noi altri, Umberto Nittoli, (applausi) che già all'epoca, forse per vicende familiari, aveva più problemi di noi, e noi non lo capivamo; anzi per quanto mi riguarda mi dava anche un po' fastidio perché vedevo che il professor Pecorale lo considerava un pochetto più di noi, ma sempre in modo garbato e lineare, e forse invece poi era giusto che facesse così perché non era stato fortunato, come poi non è stato fortunato nel prosieguo della vita.