a cura di Federico Adamoli Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano> a cura di Federico Adamoli Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano> Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano - <h4>a cura di <i>Federico Adamoli</i></h4>

a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Io ho un conto aperto con Eugeni: quando ho presentato il mio libro Un canestro di storia, parlando di Eugeni dissi che era stato in America per motivi di studio, e là aveva scoperto la pallacanestro. Aveva seguito gli allenamenti con molto interesse, e tornato in Italia aprì la pallacanestro ai giovani. Si riunivano nella palestra nelle ore serali e giocavano. Io parlai allora dell'impostazione che lui portò, che poi era l'impostazione vincente per quell'epoca: Eugeni giocava con due giocatori alti e tre giocatori bassi, ed il gioco che si faceva allora era che gli alti prendessero i rimbalzi difensivi e lanciassero la palla agli avanti, ed erano loro tre soli che facevano le manovre che sapevano fare per raggiungere il canestro e segnare i punti. Ed io nella presentazione del libro, usando un avverbio sbagliato, dissi "malauguratamente” l'impostazione era questa, e con essa giocavano tutte le squadre teramane.
     Perché dissi questo? Io sono stato in America a fare diversi corsi con grandi allenatori: ne ho fatti una decina, sempre a mie spese, e lì ho appreso altre cose, ed ho visto la pallacanestro più moderna. Naturalmente lì ebbi questa idea dell'evoluzione che aveva fatto la pallacanestro con i giocatori americani, e mi sembrò che il messaggio che aveva lanciato Eugeni - due alti sotto canestro fermi che non passano la metà campo e tre uomini che vanno in avanti - fosse inadeguato. Capii dopo di avere sbagliato, perché in origine la pallacanestro era proprio così. In seguito gli americani la giocarono diversamente: gli alti prendevano i rimbalzi, partecipavano alle azioni di attacco, facevano i veli, facevano gli scambi, le penetrazioni, andavano a canestro. In quel modo cambiò la pallacanestro. Fausto me lo fece notare, e mi disse: “Hai dato una cattiva impressione di mio padre”. Quando lui andò in America, allora si iniziava a giocare la pallacanestro, ed egli la impostò così: gli uomini alti prendevano i rimbalzi, lanciavano ai bassi, che si incrociavano ed andavano a canestro.