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a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Sono curioso, come tutti voi, di ascoltare chi era Carlo Eugeni dalle varie esperienze personali. Voglio però ricordare soltanto che, per quanto riguarda il suo ruolo di atleta, egli ha iniziato a 13 anni l'atletica leggera, soprattutto nelle corse di velocità prolungata, nella corsa ad ostacoli e nei salti, come il salto con l'asta. Credo che nella formazione e nell'arricchimento professionale di Carlo Eugeni abbia inciso molto l'Accademia Nazionale di Educazione Fisica che lui frequentò, ma soprattutto l'esperienza che è riuscito a vivere negli Stati Uniti nel 1931, insieme ad altri cadetti di questa accademia.
     La sua permanenza negli Stati Uniti lo ha portato a conoscere quella che era l'impostazione e la struttura organizzativa degli sport americani, secondo una delle migliori teorie di quel tempo, che era quella lanciata da Macfadden. A Lebanon riuscì a conoscere quella che era la cultura dello sport in generale, soprattutto per ciò che riguarda la mentalità nella preparazione a 360 gradi; ha portato in Italia un bagaglio di conoscenze che anche oggi, per i tempi moderni, sarebbe utile, incarnando il ruolo del preparatore e maestro di sport, non soltanto limitato all'elemento sportivo, al risultato sportivo in sé e per sé, ma anche ad una cultura per l'educazione, una cultura per la preparazione atletica, una coscienza profonda dei propri limiti e soprattutto delle proprie capacità.
     Ecco, forse questo è il primo modello di dirigente moderno, che si è formato con dei mezzi completamente diversi da quelli di oggi, quindi non legato alla tecnologia, all'elettronica, o a tutto ciò che è possibile utilizzare oggi per massimizzare lo sforzo di un atleta, per raggiungere risultati come quelli che si hanno oggi nella corsa contro il cronometro. La tecnologia l'ha dovuta inventare in casa. Quando ha portato in Italia - soprattutto a Teramo - questo tipo di modello, si è trovato a fare i conti con i campi in terra battuta, con la necessità di segnare con il gesso, lui stesso, le strisce nel terreno del vecchio stadio Comunale. Si è trovato ad utilizzare la struttura che oggi non riusciamo tutti a riconoscere e valorizzare, quella della palestra della ex-Gil, nota a tutti come Casa dello Sport, ma soprattutto ha utilizzato quello che è stato il grande tempio che ha lanciato grandi atleti teramani: il Campo Scuola.