a cura di Federico Adamoli


"Caro vocata..."
[22 aprile 2007]

     Questa esilarante lettera proviene dallo studio legale di mio cognato, l'avvocato Ferdinando Palazzone, scomparso prematuramente nel 1994, all'età di 34. A lui va il mio ricordo. La lettera riguarda un contenzioso tra una nobildonna ed un contadino, il quale rende conto di un tamponamento subito in una ripida stradina di campagna. Tutta da ridere...

     "Caro vocata, sono ricevuto la vostra lettro che mi scriveti per la dochessina T. che mi sfasciò la topolina di mio figlio Gnazio. Il cidento non ha andato come dice la vostra clienta.
     La mattina di quel giorno risaievo longo la strada che giungio al camposanto di R. La strata è molto salito andande sopra e molto disceso venento sotto, per terra ci e la breccia. Salivo puro la machina con la signora clienta a quatro passo avanto a me di botto si fermo e puro io mi fermo ma la dochessa si muovo in sotto e col di dietro di corso si viene a ficcarsi al mio devanto sfasciante e scorticante tutto. Mi metto a viastimaro la signora zompa dal manubrio e mi si ietto contro dicende che io gli avevo sfasciate il di dietro col mio devante e strillava come una pica dicende che ero un cafono gnorante e zotico che non sape guidare? Ci aveva torto ma mi offendeva per avere ragiono. Anco io strillavo come un pico ma la dochessa mi voleva dare la vorsetta alla coccia. Allora ho rientrato entro la topolina e me ne ho andate.
     Questa è la verita anco se non ci stevano testimoni. Io non mi ho potuto rebellaro perchè ciò una mano cionca. Non mi ganno la coscenza e tutta la genta del vicinato sa che la dochessina e mezza sterica. e il derreto non gli lo rotto io. Ma essa mi a rotto il devanto.
     Se mi volete mandare la carta bollata dal tribunalo non ci sprecate quattrino perchè mi ci pulisco il culo col qualo vi saluto vostro M.C."






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