Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Visconti Prasca. - è tutto organizzato. Ho già fatto un telegramma perché tengano tutto pronto e perché avvertano gli individui.
     Duce. - Come le armate?
     Visconti Prasca. - Qualche mitragliatrice leggera e bombe.
     Duce. - Adesso un altro aspetto della situazione. Quali misure avete preso al confine jugoslavo?
     Visconti Prasca. - Abbiamo due divisioni ed un battaglione di Carabiniere e Finanza. In sostanza una copertura discreta.
     Duce. - Non credo che ci saranno attacchi da quelle parti, e poi le truppe si appoggiano a caposaldi già predisposti.
     Visconti Prasca. - Bisogna aggiungere che il terreno si presta bene per la difesa. Si potrebbe verificare qualche infiltrazione attraverso i boschi di piccoli reparti, ma niente da temere perché abbiamo il confine tutto guarnito. Un posto di finanza ogni 500 o 600 metri.
     Jacomoni. - In Albania vi sarebbe il desiderio di qualche richiamo di classe.
     Duce. - Che gettito fornisce ogni classe?
     Jacomoni. - Circa 7000 uomini.
     Duce. - Questo è da considerarsi con attenzione. Sono forze che, pur senza trascurare o respingere, non bisogna che costituiscano un apporto eccessivo, per non far credere che l'Epiro sia stato da esse conquistato. Una certa partecipazione degli elementi albanesi, che non disturbi la popolazione, sarebbe opportuna. Farei chiamare due o tre classi. La difesa contraerea deve costituire poi oggetto del nostro particolare interesse perché bisogna evitare, nella misura del possibile, i bombardamenti della zona petrolifera, delle città albanesi, ed i paragoni che potrebbero essere fatti in confronto della migliore difesa delle città delle Puglie. Occorre quindi apprestare mezzi antiaerei di notevoli proporzioni.