Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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Un altro dei tanti: profilo dell'esecutore

     Il giorno 2 aprile del 1925, Mussolini, appena convalescente, pronunciava al Senato — discutendosi il progetto di legge Di Giorgio — un discorso di carattere militare che ebbe l'onore dell'affissione in tutti i Comuni del regno per acclamazione, quasi unanime, del Senato. Pochi giorni dopo il Duce assumeva la direzione del Ministero della Guerra. L'allora generale d'armata Pietro Badoglio, da Rio de Janeiro, dove era stato mandato ambasciatore, inviava al Duce, in data 10 aprile 1925, il seguente telegramma: «Nel momento in cui assume direzione Ministero della Guerra, voglia V. E. gradire mio fervido saluto di generale dell'Esercito e di soldato della Patria vittoriosa e rispettata».
     Dopo la Marcia su Roma, Badoglio fu mandato a ricoprire la carica di ambasciatore d'Italia nel Brasile. Poco prima dell'insurrezione fascista dell'ottobre, gli erano state attribuite dichiarazioni che provocarono un violento trafiletto pubblicato in data 14 ottobre su Il Popolo d'Italia.
     Nominato ambasciatore, il Badoglio non fece difficoltà di sorta e partì per la nuova destinazione, dove rimase un paio d'anni, senza acquistarsi particolari benemerenze. Quando fece ritorno, la sua adesione al regime fascista — che nel frattempo aveva superato la prova del 1924 — parve assolutamente» sincera. Egli andava dicendo: «Dovunque mi si mandi ci vado: quando voi ordinate Badoglio è sempre pronto a partire».
     Nella primavera del 1925, fu questione di creare la carica di Capo di S. M. generale, per la preparazione coordinata di tutte le Forze armate. Il generale d'armata Badoglio era il candidato degli ambienti di Corte e distanziava tutti gli altri: il re stesso diceva che dal punto di vista professionale era «la testa migliore».