Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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Da Villa Savoia a Ponza

     Il mattino del 25 — domenica — Mussolini si recò, come faceva da quasi 21 anni, all'ufficio, dove giunse verso le nove. Nelle prime ore del mattino erano state poste in circolazione voci fantastiche sulla seduta del Gran Consiglio, ma l'aspetto della città — inondata dal grande sole estivo — sembrava abbastanza tranquillo. Lo Scorza non si fece vivo, ma telefonò per dire che «la notte aveva portato consiglio e che v'erano delle resipiscenze in giro». «Troppo tardi!» rispose Mussolini. Infatti, di lì a poco, giunse la famosa lettera di Cianetti, nella quale egli si pentiva amaramente di aver votato l'ordine del giorno Grandi del quale non aveva rilevato la gravità, si dimetteva da Ministro delle Corporazioni e chiedeva di essere immediatamente richiamato nella sua qualità di capitano di artiglieria alpina. È questa lettera — alla quale Mussolini non diede alcuna risposta — che salvò più tardi la vita al suo autore.
     Grandi sin dalle prime ore del mattino si era reso irreperibile e fu cercato invano. Anche la M.V.S.N. faceva sapere dal Comando che non c'erano novità. Il generale Galbiati fu invitato a Palazzo Venezia, per le ore 13.
     Verso le 11, il sottosegretario all'Interno Albini portò al Duce il solito mattinale, contenente le notizie delle ultime ventiquatt'ore. Di notevole e penoso c'era il primo grave bombardamento di Bologna. Sbrigato il rapporto, Mussolini domandò ad Albini: «Perché avete votato ieri sera l'ordine del giorno Grandi? Voi siete ospite, non membro del Gran Consiglio». Il piccolo Albini parve imbarazzato dalla domanda, arrossì e si profuse in enfatiche dichiarazioni di questo genere: «Posso avere commesso un errore, ma nessuno può mettere nel minimo dubbio la mia assoluta devozione a voi, devozione che non è di oggi, ma di sempre». E si allontanò con la sua livida faccia di autentico traditore, che implorerà invano un posto da Badoglio facendo lunghe anticamere e offrendosi per ogni basso servigio. Poco dopo, Mussolini incaricò il suo segretario particolare di telefonare al generale Puntoni per sapere a quale ora del pomeriggio il re sarebbe stato disposto a ricevere il Capo del Governo, aggiungendo che si sarebbe recato all'incontro in abito civile. Il generale Puntoni rispose che il re avrebbe ricevuto Mussolini a Villa Ada alle ore 17. Il Segretario del Partito si fece nuovamente vivo con questa comunicazione: «Ecco la lettera che proporrei di inviare ai componenti del Gran Consiglio: Il Duce mi incarica di comunicarti che, avendo convocato il Gran Consiglio — secondo quanto dispone la legge 9 dicembre 1928 — per consultarlo sull'attuale situazione politica, ha preso atto dei vari ordini del giorno presentati e delle tue dichiarazioni». Sembra, da questa comunicazione, che non fu praticamente trasmessa e sarebbe stato inutile farlo, che lo Scorza prevedesse uno sviluppo normale della situazione stessa. Verso le 13, accompagnato dal sottosegretario Bastianini, giunse a Palazzo Venezia l'ambasciatore del Giappone, Hidaka, al quale Mussolini fece una relazione sul convegno di Feltre. Il colloquio durò circa un'ora.