Benito Mussolini
Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota


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     Il Grandi pareva commosso e gridava: "Quale discorso! C'era lo spirito della vigilia! Ci sentiamo rinascere". Ad ascoltare le poche parole pronunciate da Mussolini c'era una grande folla che riempiva la piazza; ma il "calore" della manifestazione era di molti toni inferiore a quello delle altre volte; era — se così può dirsi — un entusiasmo abbastanza preoccupato. Dopo l'inizio dell'attacco alla Sicilia, non era più il caso di organizzare le manifestazioni regionali progettate. Bisognava in ogni caso attendere lo svolgimento delle operazioni militari, almeno nella prima fase. Tuttavia i dodici conferenzieri erano convenuti a Roma; si erano riuniti più volte a piazza Colonna nell'ufficio del Segretario del Partito, il quale, in un certo momento, pregò Mussolini di riceverli. L'incontro avvenne verso le ore 20 del giorno 16 luglio. Insieme col Segretario del Partito erano presenti Farinacci, De Bono, Giuriati, Teruzzi, Bottai, Acerbo, De Cicco. L'incontro non parve molto gradito a Mussolini, non amando egli riunioni non preparate secondo un ordine del giorno.
     Parlarono De Bono, il quale domandò qualche notizia particolare sull'andamento delle operazioni in Sicilia; Farinacci che invocò con insistenza, quasi come una assoluta necessità, la convocazione del Gran Consiglio, per dar modo a tutti di far sentire la propria voce; Bottai che insistette sullo stesso tema, «non — egli disse — per sfuggire alle responsabilità di ognuno, ma per assumerle in pieno»; Giuriati il quale fece una disquisizione di carattere costituzionale che poi ribadì in una lunga lettera del giorno dopo, Scorza che sottolineò la necessità di cambiare gli uomini dei Comandi, sostituendoli con altri suoi candidati, i quali — in seguito — dimostrarono anima di perfidi traditori; tutti, o quasi, insistettero sulla necessità di convocare il Gran Consiglio, anche per permettere a Mussolini di comunicare agli uomini del più alto consesso del Regime notizie che non potevano essere date in pasto alla massa.