Metallo del fascismo
(25 ottobre 1936)


      Il Duce si ferma a Bologna anche la domenica seguente, 25 ottobre 1936-XIV. Presenzia una cerimonia alla Certosa in memoria dei Caduti; visita la nuova sede del Resto del Carlino; inaugura alcune opere pubbliche nel Bolognese. Ma, fra i numerosi episodi di questa giornata — nella quale tutte le categorie sociali vogliono esaltare e festeggiare il Duce con vibrante, e talora commovente, entusiasmo — vanno ricordate, per il loro valore morale e politico, alcune parole pronunciate dal Capo all'Università di Bologna. Il Magnifico Rettore offre al Duce le insegne storiche dell'antichissima Università: una collana e una medaglia d'oro. La medaglia reca nel «recto» l'immagine della Dea Minerva, e nel «verso» un verso di Ovidio: «Aetheream servate Deam, servabitis Urbem»: «Difendete la Dea celeste, difenderete l'Urbe».
      Ma quando il Magnifico Rettore porge quei due oggetti d'oro, il Duce, ringraziando, pronuncia le seguenti parole:

      Voi sostituirete questa insegna con il metallo del Fascismo: il ferro. Chi ha del ferro ha del pane; ma quando il ferro è ben temprato trova, probabilmente, anche l'oro.


      Le fiere parole del Duce suscitano acclamazioni insistentissime. Si grida di continuo senza una pausa: «Duce! Duce!». Dall'alto delle logge, studenti e studentesse agitano i berretti goliardici e sventolano i fazzoletti.
      D'improvviso si riode, alta sino a dominare il clamore, la voce del Duce:

      Saluto al Re ed Imperatore!
      (La folla, ad una voce sola, risponde: «Evviva il Re!»).

(segue...)