(segue) Italia e Francia
(5 gennaio 1935)
[Inizio scritto]

      La Vostra venuta, signor Lavai, rappresenta un concreto segno del riavvicinamento italo-francese, che il Vostro illustre predecessore e Voi da un lato e io dall'altro abbiamo a lungo perseguito avendo di mira alcuni scopi comuni, i quali, trascendendo la sfera dei rapporti italo-francesi, assurgono a un significato più vasto in senso europeo. Noi abbiamo lavorato avendo come meta una sistemazione di questioni contingenti che concernevano i nostri due Paesi e anche una consacrazione di quei valori ideali che ci vengono dalla comunanza delle origini e di cui i popoli hanno massimamente bisogno in epoche di disagio e di incertezza come l'attuale.
      Desidero in questa gradita occasione precisare in qual modo questo nostro incontro riafferma alcuni principi di ordine generale, ai quali la politica italiana si è costantemente ispirata in questo ultimo decennio.
      Non si tratta, per quanto si riferisce all'Europa centrale, di rinunziare alle nostre rispettive amicizie; si tratta di armonizzare nel bacino danubiano gli interessi e le necessità vitali dei singoli Stati con quelle che sono le esigenze di ordine generale ai fini della pacificazione europea.
      Da questo più ampio angolo visuale, io credo che Voi, signor Ministro, converrete con me che i nostri accordi non possono né devono essere interpretati come contrari o anche semplicemente esclusivi nei confronti di altre Potenze che desiderino aggiungere la loro collaborazione a quell'opera che noi intendiamo di iniziare.
      Coll'augurio che questa intesa fra i nostri Governi possa presto vedere attuato in ogni suo particolare il contemperamento delle esigenze della Francia e dell'Italia e rappresentare il primo punto di incontro delle politiche di due grandi Paesi, levo il bicchiere alla salute del Presidente della Repubblica, signor Lebrun, alla Vostra, signor Ministro, e alla prosperità della Francia.

(segue...)