(segue) Per l'Istituto Internazionale di Agricoltura
(14 ottobre 1930)
[Inizio scritto]

      A distanza di circa venti anni, lo stesso principio, gli stessi scopi verranno proclamati nel patto della S. D. N. con la formula: «equo trattamento del commercio».
      Ma l'averli banditi allora, sul cominciare del secolo, e l'averli applicati all'agricoltura — materia che pareva assolutamente ribelle ad ogni forma di azione pubblica organativa — fu atto di regale ardimento bensì, ma anche di presaga e lungiveggente sapienza civile.
      È difficile sceverare nel presente travaglio, che investe tutti i Paesi del mondo, le cause d'ordine economico da quelle d'ordine monetario; è ancor dubbio quanto vi conferisca la scemata possibilità di consumo delle popolazioni e quanto i perfezionamenti tecnici del produrre; è, nello stato odierno delle cognizioni scientifiche, arrischiato stabilire se il vasto perturbamento rientri nell'ordine di quei ricorsi ciclici naturali contro cui invano, secondo certe teorie, lotterebbero i voleri ed i poteri umani, o sia, invece, dovuto a difettosità correggibili di congegni sociali ed economici.
      Una cosa, tuttavia, riesce da tutto ciò positivamente, irrefragabilmente certa ed è la parte preponderante che ha l'Agricoltura nella dinamica dell'economia mondiale, sia quanto alle attività produttive, sia quanto alle attività di scambio, sia nel provocare le crisi, sia per prevenirne o attenuarne gli sconquassi. Chi non vede che i segni del dissesto si manifestano primieramente o perdurano nel mercato dei prodotti agrari? Chi non vede che questo mercato dà il tono alla vita economica universa, mentre le ripercussioni si risentono meno gravi là dove l'Agricoltura è meglio curata e presidiata da pubbliche provvidenze?
      Eccesso di produzione di alcune derrate essenziali, diminuito potere di acquisto degli agricoltori rispetto ai prodotti delle industrie manifatturiere, non sono questi gli elementi più gravi dello sconcerto economico che pesa sul mondo? È e sarà, dunque, l'Agricoltura il punto di convergenza degli sforzi intesi a riaccomodare e ad equilibrare quel delicato meccanismo degli scambi economici che non si sottrae alla legge di perfettibilità, onde sono governate tutte le cose umane.

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