(segue) Ai veliti del grano
(10 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      Ora l'annata non è stata sfavorevole soltanto all'Italia, ma in tutta l'Europa. La Francia è discesa da un raccolto di 90 milioni di quintali ad un raccolto di 7? milioni di quintali: altrettanto dicasi della Germania e, fatta una o due eccezioni, di tutta la regione danubiana. Ciò nonostante, noi abbiamo potuto ottenere un raccolto di 60 milioni di quintali accertati dopo una triplice indagine severa; raccolto che io definisco pienamente soddisfacente perché senza la vostra opera, il raccolto poteva aggirarsi tra i 42 e i 48 milioni di quintali, quindi con una diminuzione di 12 milioni di quintali sul quantitativo in realtà raccolto.
      Dichiaro quindi, senza abbandonarmi ai voli della retorica che non amo, dichiaro che la prima annata della battaglia del grano si chiude con risultati soddisfacenti e tali che ci permettono di andare verso il secondo anno con rinnovata fiducia.
      Quale fu la parola d'ordine che io vi diedi l'anno scorso, o agricoltori d'Italia? Non si deve aumentare la superficie di terreno per il grano, salvo là dove le nuove bonifiche lo impongono; dobbiamo quindi mantenerci al disotto dei cinque milioni di ettari.
      Dobbiamo invece portare il raccolto medio unitario di questi milioni di ettari a 15 quintali per ettaro, il che fa 75 milioni di quintali. Quando avremo raggiunto questa cifra, avremo conseguito la piena vittoria.
      Vi avevo chiesto un solo quintale di aumento in media per ettaro; dichiaro che questo aumento in media c'è stato; aggiungo quindi che voi avete magnificamente risposto al mio appello, che vi rinnovo quest'anno. Vi chiedo un altro quintale in più per ettaro. Vedete che io non mi abbandono ad eccessivo ottimismo; vi chiedo relativamente poco, ma vi chiedo quello che si può umanamente ottenere, senza pretendere miracoli che nessuno è in grado di fare.

(segue...)