(segue) Il terzo attentato
(11 settembre 1926)
[Inizio scritto]

      Ma da questa ringhiera io voglio pronunziare alcune gravi parole che debbono essere esattamente interpretate da chi di ragione: bisogna finirla!
      Bisogna finirla con certe tolleranze colpevoli e inaudite (Acclamazioni scroscianti), di oltre frontiera... (Lunghe acclamazioni deliranti che interrompono il Duce) se veramente si tiene all'amicizia del popolo italiano, amicizia che episodi di questo genere potrebbero fatalmente compromettere. (Urla: «È già compromessa!»).
      Credo inoltre, dopo severa meditazione, che bisogna applicare altre misure e questo dico non per me. (Voci: «Per te! Tu sei la Nazione!»). Perché io amo vivere realmente in pericolo. Ma la Nazione, la Nazione italiana che strenuamente lavora, perché questo è il suo dovere, il suo privilegio, la sua speranza e la sua gloria, non può essere, non deve essere periodicamente turbata da un gruppo di criminali. (Prolungate ovazioni).
      Come abbiamo abolito il sistema degli scioperi generali rotativi e permanenti, intendiamo frenare la serie degli attentati ricorrendo anche all'applicazione della pena capitale. (Acclamazioni). Così diventerà sempre meno comodo mettere quasi in pericolo l'esistenza del regime e la tranquillità del popolo italiano. (Ovazioni).
      Voi sapete che quando parlo direttamente al popolo non pronuncio delle vane parole, ma non faccio che preannunziare delle azioni che svilupperò con quel metodo, con quella tenacia e con quel sistema...
      (Una voce: «Fascisticamente!»).
      Fascisticamente!... che stanno alla base del carattere del nuovo italiano fascista.
      Camicie Nere! (La folla: «A noi!»). A noi per tutte le battaglie e per tutte le vittorie!