Il terzo attentato
(11 settembre 1926)


      A Roma, il giorno 11 settembre 1926, poco dopo le 10 antimeridiane - mentre l'automobile di S. E. il Capo del Governo, proveniente da Villa Torlonia, transitava per il Piazzale di Porta Pia, diretta a Palazzo Chigi - un anarchico rientrato dalla Francia senza passaporto, lanciava una bomba contro la macchina del Duce. Questi rimase incolume; le schegge prodotte dall'esplosione ferirono leggermente quattro passanti. L'anarchico, Ermete Giovannini, nato nel 1908 a Castelnuovo Garfagnana, fu subito arrestato.
      Il Duce riprese a Palazzo Chigi le sue normali occupazioni. Ma l'impressione fu profonda e generale, per la gravità del pericolo scampato, e per il fatto che questo era il terzo attentato nel corso di meno di un anno (Zamboni, 4 novembre 1925; Gibson, 7 aprile 1926; Giovannini, 11 settembre 1926). I fascisti e le popolazioni di tutta Italia furono in fermento e nel pomeriggio, a Roma, una fiumana si riversò in Piazza Colonna, chiedendo di vedere e udire il Duce. Questi apparve alle ore 18 al balcone di Palazzo Chigi, e pronunciò il seguente discorso:

      Romani! Camicie Nere!
      Nel grido formidabile col quale mi salutate per la terza volta a questa ringhiera (la folla grida: «L'ultima! L'ultima!») io sento tutta la pienezza della vostra fede, tutto l'assoluto della vostra dedizione. (Grida: «Sì! Sì!»).
      Camicie nere! Prima di parlarvi dell'episodio che mi riguarda, io voglio evocare dinanzi a voi la figura immacolata di un camerata fascista che, due anni or sono, in questo stesso giorno cadde in Roma per mano criminale: Armando Casalini! (A questo punto la folla grida: «Viva Casalini!» e il Duce saluta romanamente).
      Ed ora vi dirò poche cose; probabilmente importanti. Prima di tutto, a manifestazione finita, io esigo che non avvengano turbamenti nell'ordine pubblico. Un gran popolo, come è indubbiamente il popolo italiano, tiene davanti ad ogni eventualità i suoi nervi perfettamente a posto. (Voci: «No! No! Il Duce è uno solo!»). Un grande partito, come è certissimamente il Partito Nazionale Fascista, sì rende perfettamente conto che non bisogna in alcun modo turbare la superba disciplina della Nazione. (Applausi vivissimi).

(segue...)