Settimo anniversario dei Fasci a Villa Glori
(28 marzo 1926)


      Il settimo anniversario della Fondazione dei Fasci (23 marzo 1919-23 marzo 1926) venne celebrato solennemente in tutta Italia - in un'atmosfera serena ormai liberata per sempre dalle vane insidie delle opposizioni - nella giornata domenicale del 28 marzo 1926, e culminò a Roma in una grandiosa adunata a Villa Glori, ove il Duce pronunziò il seguente discorso:

      Camerati!
      Sette anni or sono io convocai a Milano coloro che mi avevano seguito nelle battaglie dell'interventismo e durante la guerra. Vi prego di riflettere che convocando questa riunione io non domandai la parola al dizionario delle sibille democratiche ancora ferme al loro vacuo cicaleccio, ma chiamai questa riunione con un nome che era già tutto un programma: la chiamai «adunata». Potevo nel vasto bazar degli specifici demo-liberali trovare un titolo comodo per l'organizzazione che io intendevo di fondare. Potevo chiamare i Fasci, Fasci di ricostruzione, di riorganizzazione, di elevazione e con altre cotali parole che finiscono in «one». Chiamai invece questa organizzazione: «Fasci italiani di combattimento». In questa parola dura e metallica c'era tutto il programma del Fascismo, così come io lo sognavo, così come io lo volevo, così come io l'ho fatto!
      Ancora questo è il programma, o camerati: combattere.
      Per noi fascisti la vita è un combattimento continuo, incessante, che noi accettiamo con grande disinvoltura, con grande coraggio, con la intrepidezza necessaria. I misteriosi sacerdoti di quella non meno inafferrabile divinità che si chiama l'opinione pubblica ignorarono la nostra adunata. Non le regalarono nemmeno quelle tre piccole righe in corpo sei che si concedono anche ai fatti diversi della minuta cronaca quotidiana. Alcuni dei miei avversari che intendevano di battere il «record» della sublime stupidità, pensarono di ignorare il mio nome e toglierlo accuratamente dalle pagine più o meno sudice dei loro giornali, credendo di fermare la storia e di spezzare la mia volontà.

(segue...)