(segue) La legge sindacale
(11 marzo 1926)
[Inizio scritto]

      Quindi il sindacalismo fascista allargava il suo raggio d'azione.
      Oggi esso raccoglie non meno di due milioni di individui fra rurali e industriali. È una forza imponente. È una massa grande che il Fascismo ed il Governo controllano in pieno: una massa che obbedisce. È d'ieri lo scioglimento di una lega, di un sindacato fascista, che aveva proclamato uno sciopero intempestivo. Perché? Perché il sindacalismo fascista è prima di tutto educativo. Vuole una minoranza operaia cosciente, consapevole delle necessità della disciplina nazionale. L'onorevole Loria dirà: Minoranza? Ma sempre nel movimento operaio si è trattato di minoranza.
      Io che ho una vasta esperienza che mi ha giovato moltissimo, che mi ha reso possibile di conoscere la psicologia delle masse, e di avere quasi una sensibilità tattile e visiva di quello che le masse vogliono, pensano in un determinato momento, posso dire all'onorevole Loria che sempre si è trattato di minoranze; che le famose masse evolute e coscienti, che poi non erano né evolute né coscienti, erano guidate da minoranze esigue, che si moltiplicavano per un processo di inflazione nel momento in cui si inscenava un'agitazione; e ad agitazione ultimata a sciopero vittorioso o a sciopero sconfitto, si dileguavano. E così accadeva che i quarantamila metallurgici di Milano diventavano quattro mila regolarmente iscritti al Sindacato, dei quali solo seicento in regola con le tessere.
      Sindacalismo educativo. La guerra ha dato agli italiani, a tutti gli italiani, la nozione della Nazione. Non è vero, come ha affermato l'onorevole Loria, che il proletariato sia internazionale. Basta aprire i giornali per assistere a questo fenomeno: che i laburisti inglesi non hanno accettato il «settlement» realizzato dal mio amico Volpi, pur sapendo che esso imporrà un grave sacrificio all'economia italiana, e quindi anche al proletariato italiano. Prima inglesi, evidentemente, e poi internazionalisti.

(segue...)