L'ultimo discorso dal banco di deputato
(19 luglio 1922)


      Lo scacco subito alla Camera in occasione della mozione Celli non disarmò il gruppo socialista che continuò ad illudersi di poter costituire un ministero di sinistra con programma esclusivamente antifascista. Al debole ministero Bonomi era succeduto il ministero Facta più debole ancora senza programma determinato con quelle funzioni inesorabilmente transitorie che nel gergo parlamentare danno a un Governo la denominazione di «ministero d'affari». Sembrava facile abbatterlo e lo era in realtà: ma i socialisti non avevano né l'abilità né il consenso pubblico necessari per giungere a simile intento. I socialisti pensarono quindi che fosse più abile puntellare il ministero ricattandolo. Il 1° giugno 1922 il gruppo socialista si dichiarò pronto ad appoggiare il ministero a condizione che questo assicurasse «il ripristino della legge e della libertà» cioè in altri termini - secondo il significato nascosto di quelle parole apparentemente oneste - la repressione del Fascismo. Il gruppo socialista però si trovò dissenziente dall'Avanti! dalla direzione del partito e dal Consiglio nazionale - che non volevano ricadere nell'errore commesso al momento della mozione Celli.
      Verso la metà di luglio il ministero Facta è già in crisi; il gruppo socialista torna a propugnare un ministero di sinistra. Nella tornata del 19 luglio l'on. Facta si presenta al giudizio della Camera - e in questa occasione Mussolini pronuncia quello che dovrà essere l'ultimo suo discorso dal banco di deputato. Si è oramai all'ultima fase della lunga e travagliata crisi che prelude alla Marcia su Roma. Nello stesso giorno 19 luglio 1922 cadeva il ministero Facta ma nessuno voleva accettarne l'eredità e - dopo una faticosa serie di vani tentativi - l'on. Facta era costretto a riaccettare l'incarico: il 1° agosto 1922 il suo nuovo ministero malfermo e mal costituito otteneva alla Camera 126 voti di maggioranza.

(segue...)