(segue) Amarissimo
(15 luglio 1920)
[Inizio scritto]

      Mettete il quadro albanese nella cornice della nostra situazione interna; tenete presente i discorsi dì Misiano e Maffì non dimenticate le sparatorie militari di Ancona e Cervignano; di Trieste e di Brindisi e non vi stupirete più se gli jugoslavi ci considerano come una Nazione esaurita impotente condannata a crollare al primo urto violento. Almeno avesse giovato la nostra remissività nei confronti degli albanesi! Non ha giovato e non poteva giovare. Avendo subito il ricatto socialista il Governo deve ora subire il ricatto jugoslavo.
      Lo sgombro di Valona non basta più agli albanesi. Anche Saseno dev'essere sgombrata. Chissà se questo sarà sufficiente a placarli? Chi può escludere ch'essi non chiedano una testa di sbarco a Brindisi o in qualche altro punto della costa adriatica? Nel qual caso udremo certamente i socialisti italiani intimare il: «Via da Brindisi!...». Via gli italiani ben inteso.
      La grande esibizione di invigliacchimento nazionale che dura dal 16 novembre e prende tutti dal Governo al popolino non è la tattica migliore per evitare conflitti armati. Volere la pace a qualunque costo significa tirarsi addosso in ogni caso la guerra. I fatti di Spalato costituiscono la successione logica e non soltanto cronologica delle vicende albanesi. Trieste che non dimentica chiamata dai Fascisti risponde superbamente e procede a quel repulisti che noi abbiamo reiterate volte invocato.
      Ma il Governo italiano ha una «sua» linea di condotta? Niente lo fa credere. Il primo atto di politica estera del Ministero Giolitti è stato semplicemente disastroso. Una dedizione all'interno ha provocato una dedizione all'estero. Quando ci si incammina sulla strada delle dedizioni e delle rinuncie è difficile fermarsi specie quando l'avversario interpreta i fatti e le parole alla «levantina» e ritiene manifestazioni di viltà quel che può essere ed è spirito di conciliazione.

(segue...)