(segue) Restare a Valona
(13 giugno 1920)
[Inizio scritto]

      Siamo lieti intanto di constatare che la nostra tesi sulla necessità assoluta fondamentale di non abbandonare Valona trova consensi anche in altri campi. Ieri l'Italia organo milanese del partito popolare aveva una nota molto energica sull'argomento. La riportiamo perché a noi fa molto piacere — a noi che non intendiamo fare dell'anticlericalismo idiota vecchio stile — constatare che la tutela dei vitali interessi della nazione si impone a tutti i cittadini al disopra dei singoli partiti.
      Dopo aver narrato i precedenti l'Italia così scrive:
      «A parte questa divagazione è importante ora fissare un punto essenziale. La questione di Valona non è questione coloniale come facilmente alle moltitudini si tenta dare a bere; essa è cosa vitale e connessa al minimum di vita e di respiro internazionale per il popolo italiano.
      «Messa fuori discussione la indipendenza albanese nessun governo italiano degno di questo nome a qualsiasi partito o concezione sociale appartenga potrà mai consentire nelle attuali condizioni internazionali all'abbandono di Valona se non abdicando alle necessità non solo morali ma ben anco materiali del popolo nostro.
      «Valona si potrebbe abbandonare solo se una organizzazione superiore agli egoismi e agli interessi di tutti gli Stati ci garantisse la sicurezza dell'Adriatico sia nei tempi tranquilli sia in quelli turbinosi. Tale organizzazione oggi manca assolutamente. Le «internazionali» che si tentano sono ancora allo stato di abbozzo; certo i tentativi sono lodevolissimi e tali da meritare plauso consenso unanime e fattiva operosità; ma oggi come oggi non vi è organismo superiore capace di imporsi nelle questioni politiche internazionali.
      «Perciò abbandonare Valona equivarrebbe a tradire l'avvenire d'Italia. Ci pensino capipopolo e agitatori oggi trincerati dietro criminose irresponsabilità; ci pensi il governo che deve essere forza animatrice e responsabile».

(segue...)