(segue) Il «morale»
(18 giugno 1918)
[Inizio scritto]

      Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che fra qualche giorno Caporetto sarebbe stato vendicato. L'on. Orlando non si è ingannato. Sugli Altipiani ogni azione sembra cessata e sulla destra del Piave l'offensiva nemica va perdendo ogni vigore. Se quella del 24 ottobre fu — come fu— una sconfitta morale questa odierna è una nostra grande vittoria morale. Ebbene senza aver l'aria di fare dello sciovinismo che sarebbe fuori di posto ci sia concesso di manifestare l'orgoglio di essere Italiani la gioia intima di appartenere a questo Popolo capace di «riprendersi» di ricominciare di rifarsi quando accade che altri popoli precipitati in basso non trovano più la forza di rimettersi in piedi e in cammino.
      A quest'ora Boroevic e soci sono forse costretti a melanconicamente constatare che l'Italia non è la Russia che i soldati italiani non fraternizzano che se non è facile arrivare a Bassano è ancora meno facile arrivare a Verona; e che se non è facile arrivare a Verona è assolutamente pazzesco — è di una idiozia sublime — pensare di imporre all'Italia una pace separata tipo Brest-Litowski.
      Intanto la battaglia continua. La serie delle acerbe delusioni per gli austro-ungarici è forse appena incominciata.