Il «morale»
(29 luglio 1917)


      Che cosa significa il «morale» più o meno elevato di un esercito in guerra è palese con un'evidenza dolorosa nelle attuali vicende dell'esercito russo. Se oggi gli austro-tedeschi hanno potuto riguadagnare tutto il terreno abbandonato in seguito all'offensiva intrapresa dai gloriosi reggimenti del primo luglio e stanno — inoltre — avanzando nella Bucovina; se oggi Tarnopol Stanislau Kolomea sono in dominio degli imperiali se Cernowitz stessa — la perla del Pruth — è minacciata; se in somma tutto ciò che rappresentava il frutto degli ingenti sacrifici di ieri da parte dei russi è o sta per essere nuovamente perduto la responsabilità non tocca ai generali traditori come nella battaglia dei laghi Masuri la causa non deve attribuirsi alla schiacciante superiorità degli armamenti nemici come nella primavera del 1915 ... tutto ciò avviene perché il «morale» di molti soldati è stato corrotto minato dalla propaganda bestiale dei pacifondai venduti alla Germania. I leniniani: ecco i responsabili della critica situazione in cui si trovano gli eserciti russi del sud. C'è nei bollettini russi — è sempre un merito grande quello di dire la verità anche quando ci può affliggere o umiliare — la documentazione — giorno per giorno — dei fattori di natura eminentemente morale che hanno imposto a Brussiloff il duro compito della ritirata. (Censura). Può essere che lo stato maggiore russo carichi le tinte e infoschi la situazione per provocare l'intervento energico e immediato del governo provvisorio e del dittatore e per determinare nell'opinione pubblica uno scoppio d'indignazione contro i responsabili materiali e morali di questi avvenimenti ma anche accogliendo questa possibilità la realtà dei fatti rimane sempre assai grave.
      Aggiungiamo subito che non c'è motivo di abbandonarsi alla disperazione e per le ragioni che seguono. (Censura). In certe località dove i russi resistono — accanitamente — l'avanzata a confessione degli stessi tedeschi incontra serie difficoltà. Finalmente alcuni sintomi autorizzano a credere che il periodo più acuto di questa crisi militare sia sorpassato. Kerenski che è tornato al fronte può rianimare colla sua ardente parola le truppe riorganizzarle e lanciarle fra poco alla controffensiva. Il governo provvisorio — composto giova sempre ricordarlo nella sua totalità di socialisti rivoluzionari — è finalmente compreso della necessità di adottare misure estreme. Prova ne sia il ristabilimento della pena capitale per i soldati che tradiscono. Il compito del governo provvisorio è chiaro: evitare a qualunque costo con qualunque mezzo la disfatta perché la disfatta militare significa la controrivoluzione; significa il cittadino Nicola Romanoff rimesso sul trono imperiale da Guglielmo di Hohenzollern. Lenin e soci hanno lavorato per la Germania e per la controrivoluzione. Noi crediamo fermamente che la Russia rivoluzionaria — vivaio sterminato di energie umane — riuscirà a contenere gli eserciti e a salvare sé stessa.

(segue...)