(segue) I vinti che non torneranno
(30 giugno 1917)
[Inizio scritto]

      È difficile rispondere a quest'altra domanda: se la camera attuale — nata nel 1913 — rappresenta ancora — come afferma il senatore Frassati — l'enorme maggioranza della nazione perché ha paura di parlare coram populo?
      Se gli interventisti — e sotto questa denominazione globale vanno compresi tutti quelli che hanno voluto o accettato la nostra guerra — sono davvero una quantità anzi una qualità trascurabile perché la camera giolittiana non osa di affrontarli direttamente in un grande dibattito dinnanzi al paese? Se l'ex dittatore conserva ancora un poco del suo humour piemontese di altri tempi può esercitare la sua ironia su questa non tebana falange di suoi difensori che ha soltanto il coraggio dell'anonimo che ha bisogno delle tenebre per concedersi le soddisfazioni dei vizi solitari e che ammette — quindi — la sua e l'altrui vergogna. La differenza che il senatore Frassati stabilisce fra ciò che si può dire in comitato segreto e quello che si può dire in pubblica seduta è nel caso attuale bizantina.
      Il segreto non c'è stato. Noi sappiamo soltanto che la camera ha riabilitato Giolitti e lo ha conclamato purissimo patriota. Che ciò sia avvenuto in pubblico o in privato l'effetto ultimo è quello tanto all'interno che all'estero. Ma se i signori deputati di parte giolittiana ci tenevano a riabilitare il loro duce non soltanto nel parlamento ma anche nel paese — tanto più ch'essi asseverano di rappresentarlo nella sua stragrande maggioranza — non dovevano sottrargli gli elementi di giudizio per una revisione del verdetto sinora incancellabile del maggio 1915. Ora quando il leader del giolittismo dichiara che in seduta pubblica non si poteva tentare la riabilitazione di Giolitti viene ad ammettere che certe cose sporche si possono fare soltanto nell'intimità e non solo ma viene anche a convalidare il nostro asserto che mentre è possibile in seduta pubblica ed è stato fatto più volte con maggiore o minore decenza da Treves a Enrico Ferri da Miglioli a Grosso-Campana sostenere la tesi del non-intervento dell'Italia o pacifista in genere ci vuole il segreto — appunto come per le faccende scandalose — quando si tenta di ricollocare l'on. per Dronero sugli altari del più «puro» patriottismo. Ma mostratecelo dunque — se osate — nella sua nuda e adamantina purità patriottica l'uomo che ebbe «i contatti obliqui collo straniero»...

(segue...)