Forze vecchie e nuove
(16 giugno 1917)


      Siamo a uno svolto critico e pericoloso della storia d'Italia. Non siamo qui a gridare che Annibale è alle porte né che la patria è in pericolo poiché Cadorna fa buona guardia ai confini ma è certo che da alcune settimane il paese intero attraversa una crisi profonda. Il terreno sul quale si cammina non è più solido; l'incertezza turba gli animi; molti pensano al domani con una trepidazione acutizzata dall'amore per la patria e per il suo avvenire che non può essere sacrificato dagli scioani di una qualsiasi rinnovata Vandea: si avverte si sente che l'equilibrio delle forze è spostato e che non si può vivere a lungo in questo ambiente impossibile di passioni e di odi contenuti ma pronti ad esplodere. (Censura).
      La crisi ministeriale non è che un pallido riflesso della più vasta crisi nazionale e la denuncia e la documenta anzi per il modo come si è iniziata svolta per la lentezza della sua gestazione non ancora a quanto sembra finita.
      Dove andiamo?
      I movimenti dei primi giorni di maggio non ebbero carattere di eccessiva gravità ma il loro colore «politico» non può essere messo in dubbio. L'inevitabile rincaro dei viveri non era che un pretesto. Alla vigilia della nostra offensiva le dimostrazioni tendevano ad altro e se non raggiunsero lo scopo che gli emissari austriaci e i loro amici si proponevano di raggiungere lo si deve al contegno delle grandi città che isolarono i moti rurali. Qualche cosa di simile è avvenuto in Francia. Ma il governo di Ribot ha dominato presto la situazione. In Italia non l'opera del governo ma i bollettini dell'avanzata carsica soffocarono le ultime grida delle manifestazioni suburbane dei circoli vinicoli e cattolici e tutto il paese fu nuovamente percorso da un'ondata di entusiasmo purificatore. A poche settimane di distanza precipita la crisi. Determinata da un movimento d'interventisti contro la politica interna si complica con avvenimenti di natura internazionale: si sottrae la crisi al parlamento ed è stato un bene ma non si osa di seguire la indicazione e la volontà del paese espressa attraverso le memorabili dimostrazioni per il secondo anniversario della dichiarazione di guerra e l'opinione pubblica — sottoposta a un regime di censura grottesca e bestiale — è alla mercé di tutte le voci è oggetto di tutte le manovre sabotatrici della guerra.

(segue...)