(segue) Per i «giorni grigi»
(18 luglio 1915)
[Inizio scritto]

      «Voi egregi signori siete rimasti indietro mentalmente s'intende. Camminate colla vettura Negri. Siete rimasti all'epoca delle guerre antiche. Quando si combatteva in formazioni serrate in campo aperto con bandiere spiegate colle musiche in testa cogli ufficiali in guanti e in alta uniforme con medaglie e decorazioni il cui scintillio formava un eccellente bersaglio per le pallottole nemiche... Allora le battaglie erano giganteschi duelli e si cercava di non violare i codici della cavalleria... Allora si combatteva con cannoni fucili e — soprattutto — colle baionette; oggi si combatte coi gas asfissianti colla zappa e colle mine sotterranee. Allora — con eserciti minimi paragonati ai milioni e milioni di soldati degli eserciti attuali — erano possibili le marcie sbalorditive; oggi no. Oggi la falange di von Mackensen non avanza che di quattro o sei chilometri quotidiani e ha dinanzi un nemico che si ritira.
      «Ma poi la frase "situazione invariata" non vuol dire che l'esercito stia fermo nei suoi trinceramenti: tutt'altro. La guerra d'oggi non ha più le battaglie magnifiche dei tempi andati perché è dal principio alla fine tutta una lunga quotidiana logorante esasperante battaglia. Avanzare può essere facile; ciò che importa è "tenere" conservare. E questo è più difficile. Vedasi il singolare e tragico destino di Melosa che fu perduta e conquistata cinque o sei volte — alternativamente — da francesi e da tedeschi. Quando la situazione è "invariata" ciò significa che le operazioni militari in corso non sono ancora giunte a compimento e quindi è perfettamente inutile segnalare progressi che non sono definitivi. Bisogna render lode a Cadorna che ci ha abituati a un bollettino sobrio dignitoso degno della grande guerra che combattiamo. Quando il generale Cadorna annuncia che "non vi è nulla di nuovo" bisogna rassegnarsi e tacere. Se noi avessimo gli austriaci nel Veneto o peggio in Lombardia come prevedevano — o vagheggiavano? — gli italiani del "ben vengano" la "situazione invariata" dovrebbe preoccuparci e rattristarci. Ma la nostra "situazione invariata" è in territorio straniero in alcuni luoghi a molte decine di chilometri dal vecchio confine; dobbiamo quindi sentire tanto maggiormente il dovere di rintuzzare la nostra curiosità di frenare le nostre impazienze. Bisogna abituarsi ai giorni grigi della "situazione invariata" e mettere nel preventivo anche qualche insuccesso. L'essenziale è di conservare la calma e la fiducia nella vittoria finale.»

(segue...)