Venditori di fumo
(2 marzo 1915)


      Ci siamo. Alla guerra? Manco per sogno. L'on. Salandra attende e attenderà ancora per chissà quanto tempo. Siamo forse alla mobilitazione? Nemmeno Nella condotta del governo non c'è nulla che faccia ritenere imminente tale misura. Siamo forse alla denuncia della triplice alleanza? Affatto. La triplice «vige» ancora e — del resto — ci sono in Italia parecchie autorevoli persone più o meno disinteressate che vegliano amorosamente alla conservazione del trattato funesto. E... allora? Siamo a qualche cosa: siamo alle «trattative» al «negozio» alla «speculazione sorniona» al ricatto.
      La Stampa di Torino e quindi Giolitti svolge metodicamente il suo piano. L'on. Giolitti ha affermato nella famigerata lettera all'on. Peano che si può ottenere «parecchio» senza sguainare la spada. Per raggiungere questo obiettivo bisogna «negoziare» la nostra neutralità. Dal momento che la Germania e l'Austria non ci offrono nulla noi secondando le nostre vecchie abitudini di popolo accattone e mendicante facciamoci innanzi a chiedere stendendo la mano e facendo l'inchino. È dunque pacifico che gli imperi centrali non hanno nemmeno preso in esame la possibilità di concessioni territoriali all'Italia: tutto ciò che è stato scritto a questo proposito sui giornali tedeschi era semplice fantasia. La Stampa di Torino spiega facilmente il riserbo negativo degli austro-tedeschi. Non si porgono volentieri le labbra ai calici ripieni di liquido amaro e per il vecchio imperatore d'Absburgo la sola cessione del Trentino unilingue rappresenterebbe un sacrificio estremo. Immaginiamoci poi se al Trentino unilingue si dovesse aggiungere tutto il Trentino bilingue e l'alto Adige sino al Brennero e sull'Adriatico Trieste Fiume Pola non escluse le zone italiane della Dalmazia. Noi pensiamo che quando la Stampa di Torino parla della necessità che «l'Italia riabbia i suoi confini geografici e riconduca attorno nella gran famiglia i fratelli dispersi» intenda dire che tutte le terre irredente soggette all'Austria devono tornare all'Italia e non soltanto il Trentino con una esigua zona oltre Isonzo. Ma così stando le cose se questi sono gli obiettivi globali e necessari d'Italia tutto il piano architettato dalla Stampa è privo di base e crolla miseramente. Credere e far credere alla possibilità di negoziati favorevoli quando l'Italia ponga sul tappeto diplomatico l'intero programma delle sue rivendicazioni territoriali antiaustriache è semplicemente ingenuo assurdo paradossale. E ci vuol poco a dimostrarlo.

(segue...)