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LXLI.
Braccio e intelletto.
(seguito ).
Porthos s'avvicinò alla finestra, prese una sbarra con due mani, vi si aggrappò, la tirò verso di se e la fece piegare come un arco, tanto bene che le due estremità uscirono dall'alveolo di pietra, in cui da trent'anni il cemento le teneva saldate.
— Or bene, amico mio, —disse d'Artagnan, — ecco una cosa che il cardinale non avrebbe mai potuto fare, benché « 6Ìa uomo di genio.
— Occorre strapparne delle altre? — domandò Porthos.
— No, no, questa basterà; un uomo può passare adesso.
Porthos provò e uscì col dorso intero.
— Sì, — diss'egli.
— Infatti è una bella finestrella. Ora passate il vostro braccio.
— Per dove?
—- Attraverso questa apertura.
— Per che fare?
— Lo saprete tra poco. Continuate a passare.
Porthos ubbidì, docile come un soldato, e passò il braccio attraverso le sbarre.
— A meraviglia! — disse d'Artagnan.
— Pare che l'affare cammini?
— Su delle rotelle, caro amico.
— Bene, ora cosa devo fare?
— Niente.
— È finito, dunque?
— Non ancora.
— Però vorrei comprendere qualche cosa, — disse Porthos.
— Ascoltate, caro amico, e in due parole voi sarete al fatto. La porta del posto militare si apre come vedete.
Sì, lo vedo.
— stanno per mandare nel nostro cortile, che il signor