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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   _ 216 —
   LXLI.
   Braccio e intelletto.
   (seguito ).
   Porthos s'avvicinò alla finestra, prese una sbarra con due mani, vi si aggrappò, la tirò verso di se e la fece piegare come un arco, tanto bene che le due estremità uscirono dall'alveolo di pietra, in cui da trent'anni il cemento le teneva saldate.
   — Or bene, amico mio, —disse d'Artagnan, — ecco una cosa che il cardinale non avrebbe mai potuto fare, benché « 6Ìa uomo di genio.
   — Occorre strapparne delle altre? — domandò Porthos.
   — No, no, questa basterà; un uomo può passare adesso.
   Porthos provò e uscì col dorso intero.
   — Sì, — diss'egli.
   — Infatti è una bella finestrella. Ora passate il vostro braccio.
   — Per dove?
   —- Attraverso questa apertura.
   — Per che fare?
   — Lo saprete tra poco. Continuate a passare.
   Porthos ubbidì, docile come un soldato, e passò il braccio attraverso le sbarre.
   — A meraviglia! — disse d'Artagnan.
   — Pare che l'affare cammini?
   — Su delle rotelle, caro amico.
   — Bene, ora cosa devo fare?
   — Niente.
   — È finito, dunque?
   — Non ancora.
   — Però vorrei comprendere qualche cosa, — disse Porthos.
   — Ascoltate, caro amico, e in due parole voi sarete al fatto. La porta del posto militare si apre come vedete.
   Sì, lo vedo.
   — stanno per mandare nel nostro cortile, che il signor