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— Vi piacerebbe apprendere che il signor conte de La Fère sta bene di salute? — domandò Comminges.
Gli occhietti di d'Artagnan si aprirono smisuratamente.
— Se ne sarei contento ! — esclamò, — sarei più che contento, sarei felice !
—• Ebbene, sono incaricato da lui stesso di presentarvi i miei complimenti e di dirvi che gode buona salute.
Poco mancò che d'Artagnan non facesse un salto dalla gioia. Una rapida occhiata tradusse a Porthos il suo pensiero: « Se Athos sa dove siamo, — diceva il suo sguardo, — se ci fa parlare, tra poco Athos entrerà in funzione ».
Porthos non era molto destro a comprendere le occhiate; ma questa volta, siccome aveva provato la stessa impressione di d'Artagnan al nome di Athos, comprese.
— Ma, — domandò timidamente il Guascone, — il signor de La Fère vi ha incaricato di rendere ossequio al signor du Vallon e a me?
— Sì, signore.
— L'avete dunque veduto?
— Certo.
— Posso saperlo senza essere indiscreto?
-- Molto vicino a questo luogo, — rispose Comminges sorridendo.
— Molto vicino a qui! — ripetè d'Artagnan cogli occhi scintillanti.
— Tanto vicino, che se le finestre che dànno sull'aran-ciaia non fossero turate, voi potreste vederlo dal posto in cui si trova.
— Gironzerà nei dintorni del castello, — pensò d'Artagnan.
Poi disse ad alta voce:
— L'avete incontrato a caccia, — diss'egli, — nel parco forse ?
— No, no, più vicino, molto più vicino. Guardate, dietro questo muro, — - disse Comminges, battendo contro la parete.
— Dietro questo muro ? c'è dunque dietro questo muro ? Mi hanno condotto qui di notte, di fiìSdo che, il diavolo mi danni, se io so dove 6ono.
Or bene, — disse Comminges, — supponete una cosa.
— Supporrò tutto quello che vorrete.
— Supponete che in questo muro vi fosse una finestra.
— Or dunque?
Dumas. Venti anni dovo. — IH
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