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quali erano frammischiati alcuni spadaccini. Una scorta imponente li aspettava fuori dai cancelli.
Athos guardava con maggior attenzione, poiché m mezzo alla ressa gli era parso di riconoscere qualcuno, quando si sentì toccar lievemente la spalla.
Si voltò.
_ Ah! signor di Comminges! — diss'egli.
_ gì signor conte, sono incaricato di una missione, per
la quale vi prego di gradire tutte le mie scuse.
_ Quale, signore? — domandò Athos.
— Vogliate rendermi la vostra spada, conte.
Athos sorrise, aprendo la finestra :
— Aramis! — gridò.
Un gentiluomo si volse: era quello che Athos aveva creduto di riconoscere. Era Aramis. Questi salutò amichevolmente il conte.
— Aramis, — disse Athos, — mi arrestano.
— Va bene, — rispose flemmaticamente Aramis.
— Signore, — disse Athos, voltandosi verso Comminges e presentandogli con cortesia la spada per l'impugnatura, — ecco la mia spada; vogliate conservarmela con cura per restituirmela quando uscirò di prigione. Ci tengo, essa fu consegnata da Francesco I al mio nonno. Al tempo suo venivano armati i gentiluomini, mentre ora li disarmano. Dove mi conducete ora?
— Ma... prima di tutto nella mia camera, — disse Comminges. — La regina stabilirà il luogo del vostro domicilio ulteriormente.
Athos seguì Comminges senza aggiungere parola.
LXXXVI.
La sovranità di monsignor Mazarino.
L'arresto non aveva fatto alcun rumore, non aveva causato scandalo alcuno ed era rimasto quasi sconosciuto. Perciò non aveva per nulla ostacolato il cammino degli avvenimenti, e la deputazione mandata dalla città di Parigi fu avvertita in modo solenne che doveva comparire al cospetto della regina.