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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 183 —-
   erano stati interrogati, senza che un solo indizio venisse a chiarire i loro dubbi o guidarli nelle loro ricerche; quando a Montreuil Athos sentì sulla tavola qualche cosa di ruvido al tatto delle sue dita delicate. Alzò la tovaglia e lesse sul le^no questi geroglifici molto profondi, incisi colla lama d'un coltello:
   Port... — d'Art... — 2 febbraio.
   _ A meraviglia, — disse Athos, mostrando l'iscrizione
   ad Aramis, — noi volevamo cercare qui, ma è inutile; andiamo più lontano.
   Rimontarono a cavallo e raggiunsero Abbeville. Colà risalirono molto perplessi a^ cagione della gran quantità d'osterie. Non potevano visitarle tutte. Come indovinare dove avevano preso alloggio coloro che cercavano?
   — Credete a me, Athos, — disse Aramis, — non sogniamoci di trovar indizi ad Abbeville. Se noi siamo in imbarazzo, anche i nostri amici lo furono. Se non ci fosse che Porthos, quegli avrebbe alloggiato al più sontuoso albergo, e noi, facendocelo indicare, saremmo sicuri di trovar traccia del suo passaggio. Ma d'Artagnan non ha di quelle predilezioni; Porthos avrà avuto un bel da fare a fargli osservare che egli moriva di fame, egli avrà continuato la sua via inesorabile come il destino, e bisogna cercarlo altrove.
   Continuarono quindi la loro strada, ma nulla si presentò loro. Era uno dei compiti più penosi e più fastidiosi quello che avevano intrapreso Athos ed Aramis, e senza quel triplice movente dell'onore, dell'amicizia e della riconoscenza innata nella loro anima, i nostri due viaggiatori avrebbero rinunciato cento volte a frugare la sabbia, a interrogare i viandanti, a commentare i ségni, a spiare i visi.
   Essi camminarono così fino a Peronne.
   Athos cominciava a disperarsi. Quella nobile e interessante natura si rimproverava quell'oscurità, nella quale egli ed Aramis si trovavano. Certo, avevano indagato male; si vedeva che non avevano insistito abbastanza nel domandare informazioni; nè avevano spiegato molta perspicacia. Stavano per ritornare sui loro passi, quando, attraversando il sobborgo che conduceva alle porte della città, su d'un • muro bianco che faceva angolo d'una via che voltava intorno ai bastioni, Athos fissò gli occhi sopra un disegno^ su pietra nera che rappresentava colla ingenuità dei primi tentativi di un fanciullo, due cavalieri che galoppavano