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_ Or bene! — domandò Aramis, — cosa vi sembra di
due avversari che hanno bisogno, oltre Ih truppa di Com-minges, dieci soldati capaci per far la guardia? Non vi sembrano queste precauzioni come due goccie d'acqua per d'Artagnan e Porthos?
_ Noi andiamo a perlustrare Parigi ora, per tutto il
giorno, e se per questa sera non abbiamo notizie, riprenderemo la strada della Piccardia, ed io vi garantisco, che grazie all'immaginazione di d'Artagnan, noi non tarderemo a trovare qualche indizio che ci toglierà ogni dubbio.
_ Percorriamo Parigi, e informiamoci, se Planchet so-
pr a tutto non ha inteso parlare del suo antico padrone.
_ Quel povero Planchet! voi ne parlate a vostro agio,
Aramis, ma quello dev'essere stato certo massacrato. Tutti questi borghesi bellicosi saranno usciti e avranno fatto un macello.
Siccome la cosa era probabile, i due amici rientrarono in Parigi con una specie di inquietudine e passando sotto la porta del tempio, si diressero verso la Piazza Reale dove contavano di aver notizie di quei poveri borghesi. Ma grande fu lo stupore dei due amici, quando li trovarono col loro capitano sempre accampati in Piazza Reale, che bevevano e cuculiavano insieme al loro capitano, mentre le loro famiglie li piangevano senza dubbio, intendendo il fragore del cannone di Charenton e credendoli al fuoco.
Athos ed Aramis s'informarono di nuovo da Planchet; ma egli non sapeva nulla di d'Artagnan.
Essi vollero condurlo con loro, ma egli rispose che non poteva lasciare il suo posto senza ordine superiore.
Alle cinque soltanto rientrarono in casa dicendo che ritornavano dalla battaglia; essi non avevano perduto di vista il cavallo di bronzo di Luigi XIII.
— Mille fulmini! — disse Planchet rientrando nella sua bottega di via dei Lombardi, — noi siamo stati battuti e sbaragliati. Non me ne consolerò mai più.