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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 179 —-
   In quel punto il principe che appoggiava il signor di Chàtillon in seconda linea, apparve in mezzo al trambusto; si videro brillare i suoi occhi d'aquila e fu riconosciuto dalle botte che picchiava.
   A quella vista, il reggimento dell'arcivescovo di Corinto, che il Coadiutore, malgrado tutti i suoi sforzi non aveva potuto'riorganizzare, si scaglị in mezzo alle truppe parigine tutto rovesciando e rientṛ di corsa in Charenton che attraverṣ senza fermarsi. Il Coadiutore, da lui trascinato, pasṣ vicino al gruppo formato da Athos, da Aramis e da Raoul.
   _ Ah, ah, — disse Aramis, che non poteva nella sua
   gelosia, non rallegrarsi della sconfitta toccata al Coadiutore, _ nella vostra qualità di arcivescovo, monsignore, voi dovete conoscere le scritture.
   — E cos'hanno di comune le scritture con quello che mi -apita? — domanḍ il Coadiutore.
   — Che il principe vi tratta oggi come San Paolo...
   — Andiamo! andiamo! le parole sono belle, ma non bisogna aspettare qui i complimenti. Avanti, avanti, o meglio indietro, poiché la battaglia pare sia persa per i frondisti.
   — Per me fa lo stesso ! — disse Aramis, — io non venni qui che per incontrarmi col signor di Chàtillon. L'ho incontrato e sono contento; un duello con Chàtillon è molto lusinghiero !
   — Inoltre avete fatto un prigioniero, — disse Athos mostrando Raoul.
   I tre cavalieri continuarono là strada galoppando.
   II giovanetto aveva provato un fremito di gioia ritrovando suo padre. Essi galoppavano l'uno a fianco all'altro e la mano sinistra dei giovanetto stringeva la destra di Athos.
   Quand'essi furono lontani dal campo di battaglia:
   ;— Che andavate a fare c06́ innanzi nella mischia, amico mio ? — domanḍ Athos al giovanetto ; — non era quello il vostro posto, mi pare, essendo coś mal armato pel combattimento.
   — Appunto per questo, non dovevo battermi oggi. Ero incaricato d'una missione per il cardinale, e stavo per partire per Reuil, quando vedendo il signor di Chàtillon far impeto, mi venne la voglia di far impeto a mia volta. Fu allora che mi disse che due cavalieri dell'armata parigina mi amavano, e che mi nomiṇ il conte de La Fère.