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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 172 —-
   LXXXIII.
   La battaglia di Charenton.
   Man mano che Athos ed Aramis si inoltravano sorpassando i differenti corpi scaglionati sulla strada, essi vedevano le corazze pulite e scintillanti succedere alle armi arrugginite, ed i moschetti rilucenti succedere alla partigiana screziata.
   — Credo che sia qui il vero campo di battaglia, — disse Aramis ; — vedete quel corpo di cavalleria che sta davanti al ponte colle pistole in pugno ? Eh ! state in guardia, ecco che avanzano dei cannoni.
   — Caspita! mio caro, — disse Athos, — dove ci avete condotti ? Mi pare di vedere tutto intorno a noi delle figure appartenenti a degli ufficiali dell'armata reale. Non è forse lo stesso signor di Chàtillon che si avanza con due brigadieri ?
   Ed Athos mise mano alla spada, mentre Aramis credendo di aver passato effettivamente i limiti del campo parigino, portava la mano alle fonde.
   — Buon giorno, signori, — disse il duca avvicinandosi, — vedo che voi non comprendete nulla di quanto accade, ma una parola vi spiegherà tutto. Noi 6Ìamo in tregua pel momento; si sta parlamentando; i signori di Retz, di Beaufort, e di Bouillon ragionando in questo momento politico. Ora, di due cose l'una: se gli affari non si accomodano, noi ci ritroveremo, cavalieri; se si aggiustassero ed io sarò destituito dal mio comando, ci ritroveremo egualmente.
   — Signore — diis6e Aramis, — voi parlate a meraviglia. Permettetemi dunque che vi rivolga una domanda.
   — Fate pure, signore.
   — Dove sono i plenipotenziari?
   — A Charenton, nella seconda casa a destra entrando dalla parte di Parigi.
   — E questo abboccamento non era previsto ?
   — No, signori. Esso è, a quanto pare, il risultato di nuove proposte che Mazarino ha fatto ieri ai Parigini.
   Athos ed Aramis si guardarono sorridendo; cesi sapevano