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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 166 —-
   voi non avete acconsentito ad accompagnarmi, Dio me lo perdoni, che per darmi una lezione.
   — Aspettate dunque, mio caro, — disse Athos, — ve ne accorgerete, quando usciremo dagli appartamenti del signor Coadiutore.
   _ Andiamo pure all'Arcivescovado, — disse Aramis.
   Ed entrambi s'incamminarono verso la città.
   Avvicinandosi alla culla di Parigi, Athos ed Aramis trovarono le vie inondate, e bisognò riprendere una barca.
   Erano le undici suonate, ma sapevano che non v'era ora stabilita per presentarvi dal signor Coadiutore ; la sua incredibile attività, trasformava, seguendo il bisogno, la notte in giorno ed il giorno in notte.
   Il palazzo arcivescovile usciva del seno dell'acqua, e si sarebbe detto, dal numero delle barche amarrate da ogni lato intorno al palazzo, che si era, non a Parigi, ma a Venezia. Queste barche andavano, venivano, s'incrociavano per ogni verso, ingolfandosi nella direzione dell'arsenale o del lungo Senna di San Vittorio, e allora navigavano come sopra un lago. Alcune di queste barche erano mute e misteriose, altre erano rumorose e allegre. I due amici 6Ì cacciarono in mezzo a quella massa d'imbarcazioni e giunsero a destinazione anche loro.
   Tutto il piano terreno dell'Arcivescovado era allagato, ^ ma ai muri erano state adattate delle specie di scale ; e tutto * il cambiamento che era risultato dall'inondazione, era che invece di entrare dalle porte, la gente entrava dalle finestre.
   Fu in quel modo che Athos ed Aramis discesero nell'anticamera del prelato. Quest'anticamera era ingombra di lacchè, poiché una dozzina di signori erano ammucchiati nella sala d'aspetto.
   — Mio Dio! — disse Aramis, — guardate dunque, Athos! che questo matto di Coadiutore voglia darsi lo spasso di farci fare anticamera?
   Athos sorrise.
   — Mio caro amico, — gli disse, — bisogna prendere le persone co*n tutti gli inconvenienti della loro situazione; il Coadiutore è in questo momento uno dei sette od otto re che regnano a Parigi, ed ha una corte.
   — Sì, — disse Aramis, — ma noi non siamo cortigiani.
   — Però facciamogli passare i nostri nomi, e se vedendoli non ci dà una risposta conveniente, allora lo lasceremo a sbrigarsela colla Francia e coi 6uoi. Non si tratta che di