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che vi deve forse la vita, voi servite d'esempio ! Però come voi vedete, io mi sacrifico; ma lo confesso, sono all'estremo delle mie forze. Il cuore è buono, la testa è buona; ma questa gotta infame mi uccide e confesso che se la Corte esaudisse le mie domande, domande molto giuste, poiché io non faccio che domandare una indennità promessa d.al-l'antico cardinale, quando mi tolsero il mio principato di Sedan, sì, lo confesso, se mi dessero dei domini dello stesso valore, se mi indennizzassero del non godimento di questa proprietà da quando m'è stata tolta, cioè da circa due anni; se il titolo di principe fosse accordato a quelli della mia casa, e se mio fratello di Turenna fosse reintegrato nel suo comando, io mi ritirerei immediatamente nelle mie possessioni e lascerei la Corte ed il parlamento che si aggiustassero fra di loro come essi intendono.
— Ed avreste pienamente ragione, monsignore, — disse Athos.
— La pensate così anche voi, non è vero, signor conte di La Fère?
— Perfettamente.
— E voi pure, signor cavaliere d'Herblay?
— Per l'appunto.
— Ebbene, vi assicuro, signori, — riprese il duca, — che secondo ogni probabilità, è questa appunto la via che seguirò. La Corte mi fa delle proposte in questo momento ; sta in me l'accettarle. Io le avevo respinte, finora, ma giacché degli uomini come voi mi dicono che non ho torto, poiché questa gotta indemoniata mi mette nell'impossibilità di rendere servizio alcuno alla causa parigina, in fede mia ho molta smania di seguire il vostro consiglio e di accettare la proposta che mi fece il signor di Chàtillon.
— Accettate, principe, — disse Aramis, — accettata.
— Parola d'onore, sì. Sono anzi malcontento, questa sera, di averla quasi respinta... ma domani vi sarà consiglio, e allora vedremo.
I due amici salutarono il duca.
— Andate, signori, — gli disse costui, — andate, dovete essere molto stanchi del viaggio. Povero re Carlo ! Ma in fine vi è un po' di colpa sua in tutto ciò ; e quel che ci deve confortare è che la Francia non ha nulla da rimproverarsi in questa occasione ed essa ha fatto quanto ha potuto per salvarlo.
— Oh ! in quanto a ciò, — disse Aramis, — noi ne siamo testimoni, monsignor di Mazarino sopratutto...
Dumas. Venti anni dopo. — III
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